Il gioco era la voglia di stare insieme
Le ore pomeridiane, fino al tramonto, erano uno spazio per giocare, ed allo studio, invero, si riservava malvolentieri una parentesi frustrante, rinviando alla sera ed al mattino successivo quel poco di impegno per finire i compiti. Quindi, per almeno tre o quattro ore i ragazzi erano impegnati a crearsi delle distrazioni, passando da un gioco all’altro senza bisogno di indugiare in eccessivi preliminari. Erano già note e sperimentate le regole per quasi tutti i giochi.
Si riusciva a giocare veramente con poco: bastava la voglia di stare insieme e di divertirsi, per distrarsi eventualmente dalla noia, che forse neanche si sapeva cos’era.
Se ora i ragazzi per stare insieme devono necessariamente avere qualcosa da fare con il supporto di un giocattolo qualsiasi, ovvero una pista o il computer o comunque un videogiochi, allora bastava niente, se non qualche umile improvvisato attrezzo. I ragazzi giocavano tutti i giorni e non cadevano nelle crisi di depressione perché magari non avevano qualcosa con cui intrattenersi.
I giochi più esaltanti e coinvolgenti si improvvisavano, nel senso che non c’era bisogno di prepararsi; tra questi, molto semplici, c’erano l’annascunnarella, l’acchiapparella, `o setteprete e la cavallina in due diverse versioni, la prima a squadra e la seconda individuale denominata Uno ‘mpont “a luna.
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I grandi giochi all’aperto
Giochi da fermi
Giochi di perizia