Altre testimonianze sul giovane tedesco ucciso a Giugliano
Il soldato Pietro Wattermann
La guerra è sempre stata una tragedia per tutti, ed i morti meritano la pietà di vincitori e vinti, specialmente quando a cadere sono delle persone che avrebbero desiderato attraversare la bufera degli orrori per riacquistare il senso della libertà e di una pace tranquilla per tutti.
Abbiamo commemorato i concittadini trucidati dai nazisti il 30 settembre del ’43, ritraendone dalle ombre dell’oblio i sembianti insieme con le vicende personali, per affidarli alla memoria storica della nostra Città.
Ma nel libro è baluginato spesso il fantasma di un’altra vittima, trascurata forse, ma non odiata a Giugliano: il soldato tedesco ucciso con inusitata ferocia da un manipolo di facinorosi, e che fu poi vendicato dai commilitoni con la strage di piazza Annunziata.
Qualche giorno dopo la pubblicazione di «Testimonianze ed eventi…» siamo riusciti a trovare la fotografia di quel giovane altoatesino, insieme ad altre scarne notizie, presso la famiglia che ebbe con lui un breve rapporto di reciproca rispettosa amicizia.
Ne abbiamo parlato con il signor Aniello Camerlingo (emigrato a Voghera, che allora aveva 17 anni, abitava in Via S. Anna e lavorava coni tedeschi al deposito di vettovagliamento Sant’Antonio, sulla strada di Parete.
Il soldato aveva circa 22 anni e si chiamava Pietro Wattermann (o Wassermann); riusciva a mettere assieme soltanto poche parole di italiano; era solito passare quasi ogni giorno, a piedi, in Via Sant’Anna per salutare quegli amici occasionali, con molta riverenza, ma senza mai soffermarsi troppo, benché fosse più volte invitato a restare per mangiare qualcosa. Ad essi aveva manifestato l’intimo disagio di trovarsi coinvolto in quella guerra, e riprovava l’orrore in cui era sprofondato il suo Paese, facendo intendere che forse avrebbe preferito restare in Italia.
Abbiamo acquisito, poi, un’altra testimonianza sull’uccisione del giovane soldato tedesco, riferitaci dal genero della signora Antonietta Rinaldi, che allora abitava al Corso Campano (nel cosiddetto “luogo di Mezzanotte”), nei pressi del Vico Gambuzzi, e gestiva di fronte l’agenzia del Banco del Lotto.
La signora era incinta (avrebbe partorito due settimane dopo) e fu presente al vile assassinio del ragazzo, che riuscì a trovare le parole per implorare disperato “Cutunella ‘a guardia” che gli si era parato davanti. «Non mi ammazzare, mia madre mi aspetta».
La donna, sconvolta, gridò: «Pecché l’è acciso?!». Ma “Cutunella” le puntò la pistola alla pancia minacciando: «Si parle accire a te e a maritete».
E.C.-T.D.