Una dimenticata santa Giuglianese

Una dimenticata santa Giuglianese




Una dimenticata santa Giuglianese

Il 15 ottobre si commemora santa Fortunata a Patria, la frazione di Giugliano con il lago e la tomba di Scipione. La data è un poco discussa perché il Martirologio Romano la vuole al 14 ottobre e ne menziona il martirio a Cesarea di Palestina durante la persecuzione di Diocleziano e aggiunge che il suo corpo fu, in seguito, trasportato a Napoli, in Campania. La fonte di questa notizia proviene da uno scritto del sec. X redatto da un certo prete Autperto, dalle nostre parti in quel momento vi sono ancora i Longobardi che saranno poi seguiti poi dai Normanni, che oltre a Fortunata menziona quelli che ritiene suoi fratelli, anche essi martiri: Carponio, Evaristo e Prisciano, facendo derivare la data del 14 ottobre dal Calendario marmoreo di Napoli. Poiché i dati di Autperto sono incontrollabili, ci sta chi ha proposto di vedere in Fortunata la santa africana nominata da s. Cipriano, le cui reliquie sarebbero state trasferite a Patria, poi a Napoli. Uno storico locale del passato, D. Mallardo, è di avviso contrario e , benché non apporti alcun argomento decisivo, appoggiandosi sul codice Epternacense, che dipende da una fonte campana anteriore alla metà del sec. VII, afferma che niente si oppone a vedere in Fortunata una vera martire della Campania.
A proposito del culto di Fortunata lo stesso autore scrive: “Nella seconda metà del sec. VIII, il vescovo di Napoli Stefano II trasportò “….. Patriensi ecclesia” il culto di s. Fortunata nella chiesa a lei dedicata nel monastero di S. Gaudioso. Un’altra chiesa intitolata a s. Fortunata esisteva a Napoli “in vico Granci regionis Furcillensis”. Un documento del 986 ricorda una “ecclesia b. Fortunatae destructa et edificata juxta aqua de lacu que dicitur Patriense”: ma l’origine della chiesa doveva essere molto antica, poiché essa è detta distrutta e poi riedificata”. Quindi una santa chiamata Fortunata aveva una basilica in località lago Patria. Sulla sua collocazione non si sono avute notizie sino al 1933 quando, in occasione delle celebrazioni per Scipione l’Africano, il noto archeologo Maiuri diede avvio agli scavi di Liternum. Agli inizi di questi lavori fu rinvenuta una basilichetta paleocristiana posta al di fuori le mura della città all’incirca alla attuale intersezione tra la Domitiana e la Circumvallazione esterna, lato verso il mare. Una costruzione che era ignota agli studiosi a differenza di Liternum ben conosciuta per la sua descrizione nelle fonti storiche e letterarie. Immediatamente furono attuati degli interventi di conservazione degli affreschi realizzati sulle pareti interne della basilichetta che aveva una grandezza di 12 metri per 8 metri. Era stata realizzata attorno al V secolo da liternini scampati alla furia dei vandali di Genserico che avevano distrutto la città. Gli studiosi rilevarono che la costruzione aveva due absidi una delle quali presentava una tomba venerata. Per gli studiosi era stata quella l’ultima dimora della santa prima di essere trasportata a Napoli. La basilica è ancora in funzione nel 1311, lo sappiamo perché è citata nell’atto di composizione della lite tra monaci cassinesi di san Lorenzo di Aversa e la mensa vescovile della stessa città in merito alla proprietà del lago di Patria. La comunità cristiana di Liternum aveva una antichità accertata all’anno 588 quando papa Pelagio I la cita come comunità aderente la chiesa di Roma e governata da un suo vescovo. Poi il tempo è passato e quello che agli inizi del 1900 era ancora il loco e visibile è stato distrutto alla fine dello stesso secolo per fare posto alla villona di qualche riccone locale al pari della intera necropoli di Liternum. Meno male che i resti di santa Fortunata era stati traslati a Napoli…..quella era stata la sua fortuna.

Pio Iannone