Sottammuro e Parauasolo

Sottammuro e Parauasolo




Il Sottammuro era semplice da giocare, tra due o più ragazzi; ma quando il numero dei giocatori aumentava, diventava più avvincente, come una sfida aperta a tutti i partecipanti. Ci si poneva difronte a un muro, da una distanza prestabilita e segnata a terra da un pezzo di carbone o da un leggero solco. Senza oltrepassare questa linea, ogni ragazzo, a turno, lanciava il suo tappo verso il muro, cercando di farlo fermare il più vicino possibile. Vinceva chi col proprio tappo andava più vicino al muro; al secondo classificato era concesso di riprendersi il tappo della giocata. I successivi turni di giocata dovevano rispettare il precedente inverso ordine di arrivo, cioè doveva tirare il tappo prima chi si era classificato ultimo, e così via fino al primo.

Il Parauasolo (o Paravasolo) richiedeva una perizia maggiore rispetto al Sottammuro e si giocava sul marciapiede, che doveva essere il più largo possibile. In mancanza del marciapiede, si delimitava lo spazio di gioco con una linea tracciata a terra con un pezzo di carbone o di gesso. Un’altra linea delimitava il nastro di partenza, oltre il quale non si poteva andare mentre si tirava; ma come postazione di partenza si preferiva avere un muro alle spalle, in modo da aderirvi almeno con un piede mentre si giocava. Vinceva chi riusciva a far fermare il tappo più vicino possibile al bordo del marciapiede (o alla linea di demarcazione).

Nel tentativo di primeggiare bisognava, quindi, calibrare il tiro per non far cadere il tappo oltre il marciapiede. Inoltre, c’era sempre la possibilità di essere buttati giù da un altro giocatore, che a sua volta, col tappo, doveva rimanere sul marciapiede, se c’erano altri partecipanti in gara. Se, invece, egli era l’ultimo a giocare e tutti gli altri erano andati giù dal marciapiede, risultava vincitore anche se cadeva a sua volta buttando giù l’avversario.

Quando un giocatore si piazzava quasi sul bordo del marciapiede, in modo da non poter essere facilmente superato, era logico che gli altri cercassero di buttarlo giù col rischio di essere squalificati. Ma qualcuno cercava di piazzarsi al secondo posto, sperando che altri tentassero di mandare giù l’avversario, scivolando a loro volta oltre il marciapiede. Per il successivo ordine di giocata, si facevano valere le regole del Sottammuro.