Qualche anno fa trattai la presenza di islamici e neri nella Giugliano del 1500 e del 1600.
Si trattava di uomini e donne proventi dal mercato degli schiavi che, all’epoca, non stupiva ne scandalizzava nessuno, era una sorta di contropartita all’eguale attività posta in essere dallo schieramento avversario.
Vi erano ragazze dal comune nome di Fatima regolarmente madri di bambini avuti da padre ignoto, anche se una semplice ipotesi sulla paternità era data la presenza maschile nella dimora ove prestavano servizio. Vi erano uomini utilizzati come servi e simbolo di ricchezza, e, infine, particolarità tra tutte, la nascita di un bambino che il prete, nella certificazione di nascita, precisa trattarsi di fanciullo “nigro”, precisazione che dà luogo a due ipotesi: o vi era la presenza di una coppia di schiavi di colore o ci troviamo alla presenza di una “tammurriata nera” ante-litteram.
Pensavo fosse una pratica relativa a quel periodo temporale invece lavorando ad una altra ricerca mi sono imbattuto nel battesimo di quello che il prete definisce colui che alcune volte viene chiamato con un nome purtroppo illeggibile. Riporta, però, che ha circa 25 anni e che da dieci è al servizio del notaio Antonio Cacciapuoti che lo parta al battesimo assegnandogli i nomi di Nicola, Antonio, Alessio e Pompeo.
Il fatto che venga battezzato a 25 anni fa escludere la nascita del “tizio” in una famiglia cristiana, più probabile, la sua, una origine islamica.
È il 6 dicembre del 1697 e la cerimonia si tiene nella chiesa di sant’Anna, nel cui registro dei battesimi l’episodio viene registrato.
Sappiamo, scorrendo i registri di morte che il notaio muore, senza che sia riportato il cognome della consorte, cosa che mi dedurre fosse celibe, nel 1701, l’8 di maggio, alla età di 40 anni circa, nella sua casa e viene sepolto nella cappella di san Giovanni, in santa Sophia,
Il giovane era un suo fedele servitore restato accanto a lui sino alla morte? Non lo sappiamo.
Di certo sappiamo che le condizioni di povertà erano tali che un essere umano fosse definito “un tale” al quale vengono imposti un serie di nomi ridondanti che rimandavano, secondo il pensiero del notaio, agli avi del padrone.
Insomma oltre al corpo gli aveva rubato pure, l’anima…l’identità.
A meno che, ma questo non lo sappiamo, non lo avesse affiliato lasciandolo erede dei suoi beni.
Ma questa, ripeto, è pura congettura.
Dott. Antonio Pio Iannone
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