La resistenza politica sull’errore di averla intitolata per caso si trascina come un inglorioso schiaffo appioppato alla Città
Per tutti ‘‘il Direttore’’, ha indotto e condizionato la storia della Biblioteca comunale di Giugliano, ed ora, sollecitato a farlo, ce ne racconta un poco, mentre attendiamo che la struttura sia riaperta al pubblico, in parte ristrutturata, dopo circa due anni. Il nostro interlocutore sarà il Dott. Emmanuele Coppola, il Direttore Emerito, in quanto ha lasciato quel ruolo il 31 ottobre 2019, per il raggiungimento dell’età pensionabile. Ma noi lo conosciamo per tanti altri aspetti della sua poliedrica personalità, come uomo di cultura, giornalista, storico, scrittore, conferenziere, ed anche autore di testi teatrali.
Senza Direttore, si aspetta ancora la nomina di un successore
La Biblioteca – si è detto – sarà riaperta al pubblico, forse entro un mese, certamente nel rispetto di un protocollo di sicurezza per il persistente diffondersi dei contagi da Covid, che ne determinò la chiusura il 7 marzo 2020. Da allora Giugliano non ha avuto più un luogo di aggregazione culturale, e per gli studenti non si è potuto fare niente. Ma – come si è detto – finalmente la Biblioteca, pur con qualche difficoltà, sta per essere riaperta al pubblico. Non entriamo nel merito delle difficoltà prospettate, perché il ‘‘Si dice’’ non conta niente. Intanto, però, sappiamo che al momento non c’è un Direttore, e pare che neanche ci sia del personale già formato per gestire la complessità dei servizi che venivano in qualche modo assicurati fino a due anni fa.
Chi, come me, ha frequentato a lungo la Biblioteca per motivi di studio e di curiosità culturali, ricorda di avere avuto sempre come utile, immediato ed autorevole interlocutore il Dott. Emmanuele Coppola. Autorevole, si dice, ed anche autoritario, laddove fosse stato necessario, per assicurare la continuità del servizio a favore degli studenti, evitando di chiudere la Biblioteca per la cronica carenza di personale.
Adesso, però, gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa, di farci conoscere i prodromi dell’istituzione della Biblioteca Comunale a Giugliano, perché si tratta di una istituzione abbastanza recente rispetto alla storia che possono vantare altre città culturalmente più blasonate, pur non avendo un territorio così smisurato ed una popolazione di oltre 130mila abitanti.
L’idea di una Biblioteca per colmare un vuoto culturale a Giugliano
Si dice che la proposta di istituire una Biblioteca comunale a Giugliano sia nata da una intuizione del Direttore. Pertanto, gli abbiamo domandato fino a che punto è vero.
«L’intuizione, come lei dice, è lontana nel tempo, e risale al periodo dei miei studi liceali ad Aversa, fino al 1973. Interessato alle materie di Liceo Classico, ebbi l’ingenuità di credere che a Giugliano ci fosse una Biblioteca atta a soddisfare le mie esigenze di studio e approfondimento culturale. Domandando in giro, mi fu detto che la persona che avrebbe potuto darmi una risposta era un insegnante della Scuola Elementare di Piazza Gramsci, tale Colucci Cante Fortunato, che non conoscevo. Lo apostrofai rispettosamente con la qualifica di Professore, ed egli mi dispiegò la sua cortese disponibilità, invitandomi a seguirlo in classe. Non immaginavo che fosse anche un personaggio squisitamente ironico. Mi aveva subito assicurato, con gioviale entusiasmo, che a Giugliano c’era una Biblioteca, della quale egli era il custode. Quindi, spalancò le due ante di un armadietto in legno, e con la sua plateale gestualità mi mostrò la Biblioteca; tiro fuori un volume gualcito dicendo che era il libro più importante di quel fondo: il Pinocchio di Carlo Collodi. Mi licenziò garbatamente dicendomi ‘‘Questo è tutto quello che puoi trovare a Giugliano’’.
Il Progetto abortito del 1974
Mi sono permesso di osservare che quell’episodio ha più il sapore di un aneddoto, per domandare quando di fatto si è cominciato a parlare di una Biblioteca da istituire a Giugliano. Il mio interlocutore si è rivelato molto informato, dicendo che se ne era parlato, nelle segrete stanze, già nel 1974, sotto l’Amministrazione comunale di Giacomo Mallardo. Il Direttore Coppola mi ha mostrato una copia del progetto redatto dall’architetto Giuseppe Falvella, che il 10 ottobre 1974 ne aveva avuto incaricato dalla Giunta Comunale, con la previsione di un finanziamento di 150 milioni di lire da chiedere alla Regione Campania. L’area prescelta per costruirvi la Biblioteca era ubicata in Via Murelle (l’attuale Via Magellano), dove al presente si trova la sede centrale delle Poste Italiane. Ma, di quel progetto, non si seppe più niente.
Una storia inedita per la sede provvisoria in Via Aniello Palumbo
Arriviamo al ‘‘dunque’’, come si suol dire, per sapere più nel concreto come poi sarebbe stata istituita finalmente la Biblioteca Comunale a Giugliano, perché sappiamo che la sua prima sede fu costituita in modo più o meno arrangiato, ovvero in una sorta di monolocale all’interno di un parco residenziale in Via Aniello Palumbo. Pare, infatti, che in tal modo si concretizzò un proposito, più che una intuizione, del Dott. Emmanuele Coppola, al quale abbiamo chiesto di raccontarci, da giornalista come si svolsero i fatti.
«Il proposito di fare istituire una Biblioteca comunale mi è stato facilitato dall’essere stato assunto al Comune di Giugliano nell’aprile del 1980 e dal ruolo di grande autonomia culturale ed operativa che mi ero guadagnato sul campo, riscuotendo quasi sempre la fiducia e la disponibilità del Sindaco e degli Assessori, che si erano già abituati ad avallare le mie proposte. Avendo la possibilità di accedere ad una ridotta documentazione di archivio (perché l’Archivio non esisteva), nella primavera del 1984 scoprii che il Comune pagava ad un privato una somma esorbitante, rispetto al mercato immobiliare, per il fitto di un monolocale inutilizzato in Via Aniello Palumbo. Ne parlai con il Sindaco Giovanni Pianese, ed egli, forse preso alla sprovvista, mi domandò quali erano le mie intenzioni. Gli risposi, già determinato, che in quel locale avremmo dovuto costituire il primo nucleo di una Biblioteca Comunale. Il Sindaco mi rispose soltanto di andare avanti, e di cominciare a predisporre gli atti da adottare, autorizzandomi ad effettuare un sopralluogo per gli eventuali lavori da fare per adattare quel monolocale ad uso di Biblioteca. E così, finalmente, con la Delibera di Giunta Municipale 920, dell’11 settembre 1984, fu ridefinito il contratto di affitto di quel locale, da destinare a Biblioteca Comunale, per la durata di dodici anni ad un canone mensile di 900mila lire».
Cinque anni di attesa e di burocrazia per prepararsi ad aprire
Ricordiamo, però, che quella Biblioteca, al n. 71 di Via Aniello Palumbo, sarebbe stata aperta al pubblico dopo altri cinque anni, che ci sembrano un po’ troppi per una struttura in formato ridotto, se così si può dire.Ci domandiamo, adesso, perché tanto ritardo, considerata la disponibilità subito manifestata dall’Amministrazione comunale, retta in continuità dallo stesso Sindaco Giovanni Pianese. Anche di questo abbiamo voluto parlare con il Direttore Emmanuele Coppola, che ci ha riservato altre incredibili sorprese.
«Sì, è vero; cinque anni ci sembrano troppi per avere la piena disponibilità operativa di un monolocale da adibire a Biblioteca; ma, purtroppo, i tempi della burocrazia vanno scanditi con delle attese necessarie. Si tenga presente, inoltre, che la costituzione di una Biblioteca, e di un nuovo servizio pubblico, richiede una competenza professionale e l’adozione di complesse modalità burocratiche per i lavori da effettuare, per l’acquisto degli arredi e di un primo iniziale patrimonio librario. Infine, una Biblioteca pubblica deve avere quei requisiti minimi e necessari dettati dalla normativa specifica del settore disciplinato dalla Soprintendenza ai Beni Librari. Ed io, allora, mi sono dovuto occupare di tutto questo, con la piena disponibilità dell’Amministrazione comunale, che comunque era pronta a firmare le carte».
Si approva in Consiglio comunale il Regolamento di gestione della Biblioteca
Una Biblioteca si qualifica sulla base al suo patrimonio librario. Domandiamo al Direttore Coppola come fu allora affrontata la questione dell’acquisto dei libri, e delle altre spese che certamente sì dovettero affrontare in quei cinque anni, dal 1984 al 1989.
«Ribadisco che allora c’è voluto naturalmente del tempo, che la burocrazia impone, per procedere all’acquisto delle scaffalature e dei mobili di arredamento per appena trentadue posti a sedere. Nel 1987 era pronta la procedura per l’acquisto dei libri, ma si fece osservare in Consiglio Comunale che bisognava istituire prioritariamente il Comitato di gestione della Biblioteca, dopo averne approvato il Regolamento, che in piena e fiduciaria autonomia avrei redatto sulla scorta delle necessarie indicazioni ricevute dalla Soprintendenza ai Beni Librari di Napoli e dal confronto con le Direzioni di altre Biblioteche comunali già consolidate. Quindi, dopo l’11 settembre 1984, un’altra data rilevante è stata quella del 26 novembre 1987, allorché il Consiglio Comunale, frettolosamente, approvò il Regolamento. Finalmente il Comitato di gestione, scontato il solito ritardo per la designazione dei suoi componenti a norma dell’articolo 5, poté riunirsi per la prima volta il 4 aprile 1989 per procedere con speditezza alla definizione delle proposte che l’Amministrazione comunale avrebbe adottato per l’acquisto dei libri, che sarebbero arrivati in Biblioteca nei primi giorni di settembre. Poi, finalmente, la Biblioteca Comunale sarebbe stata aperta al pubblico il 18 dicembre 1989, diciamo pure alla chetichella, senza una formale inaugurazione, perché ormai in città si era creata un’attesa non più procrastinabile».
Ritardi e disguidi giustificati da una incredibile superficialità politica
Ci è sembrato ingiustificato questo ulteriore ritardo di circa quattro mesi, e ne abbiamo domandato la motivazione al Dott. Emmanuele Coppola, così prodigo di particolari inediti. Ormai era entrato nelle sue funzioni il Comitato di gestione, del quale eravamo curiosi di conoscere la composizione. A questo punto, il Direttore Coppola, avendo sotto mano le pagine dei giornali periodici locali di quel tempo, ci ha offerto una nota di incredibile superficialità politica. «In realtà – egli ci ha detto – si ritardava l’apertura della Biblioteca perché non tutti gli Amministratori avevano lucida coscienza della sua importanza per Giugliano, in un tessuto sociale dove la gestione del fatto culturale era privilegiata al massimo come fatto privato. Si lamentò, tra l’altro, che il Comitato di gestione era stato di fatto esautorato, perché non veniva convocato dal mese di luglio. Richieste di convocazione erano state inviate al Sindaco da alcuni suoi componenti non politici, ma senza avere un riscontro pratico».
Un Comitato di gestione pletorico e politicamente demotivato
Il Direttore ha poi preferito glissare sulla composizione del Comitato di gestione, ritenendo inopportuno fare dei nomi, perché pare non ci sia stato, allora, un convinto coinvolgimento dei rappresentanti di parte politica, che costituivano numericamente la maggioranza, sì che quasi sempre, per la loro latitanza, non veniva raggiunto il quorum per validare le sedute. Abbiamo colto una velata indiscrezione sul motivo di quella ricorrente latitanza, in quanto nel Regolamento era prevista la partecipazione dei componenti a titolo gratuito. Era un Comitato di gestione politicamente pletorico, prevedendo che ci fosse un rappresentante per ogni Partito, più il Sindaco e l’Assessore alla Cultura, per un totale di nove, a fronte dei quali c’erano tre membri designati dal Distretto Scolastico e due per le Associazioni culturali, oltre il Direttore. Il Comitato, per l’ultima volta, si sarebbe riunito il 21 dicembre 1999, un anno prima del trasferimento della Biblioteca nella nuova ampia struttura di Via Verdi, là dove prima c’era il Macello comunale.
Si prospettava di allocare la Biblioteca nel Convento francescano
Per adesso, preferiamo chiudere la prima parte della storia della Biblioteca Comunale con la predetta dolente considerazione, senza approfondirci sulla necessità, subito denunziata dallo stesso Comitato di gestione, di trasferire la Biblioteca in un fabbricato di chiara connotazione storico-culturale, quale poteva essere, anche a parere del Consiglio Comunale, il Convento francescano di Santa Maria delle Grazie. Ma questa è un’altra storia.
Un doloso colpo di scena per l’ìntitolazione della Biblioteca
Tuttavia, si era lasciato correre un passaggio, là dove il Direttore ci aveva detto che il Regolamento per la gestione della Biblioteca era stato approvato ‘‘frettolosamente’’ in Consiglio Comunale, onde gli abbiamo domandato a che cosa intendeva riferirsi. Ebbene, si tratta addirittura della intitolazione della Biblioteca, che – secondo quanto ci ha poi dimostrato – non fu regolarmente approvata dai trentatré Consiglieri comunali che avrebbero votato ‘‘all’unanimità’’ la Delibera n. 97 del 26 novembre 1987.
«Io ero presente tra il pubblico, nella Sala consiliare, proprio perché direttamente interessato, quando fu proposta la discussione del capo all’ordine del giorno che riguardava l’approvazione del Regolamento della Biblioteca Comunale, che era stato ampiamente discusso in diverse sedute della competente Commissione consiliare, alle quali avevo partecipato in rappresentanza del Distretto Scolastico ed in qualità di Segretario verbalizzante. Si erano approfondite diverse proposte di intitolazione della Biblioteca, fino ad orientare la scelta sul nome di qualche eminente personalità della cultura, che fosse nato a Giugliano. Ricordo che per questo motivo era stato scartato il nome di Eduardo De Filippo, lasciando aperte le ipotesi a favore di Gioacchino Taglialatela e Giovan Battista Basile. Ma, al momento di procedere all’approvazione veloce della Delibera, ci fu un colpo di scena: dalla postazione dei Consiglieri del Partito Comunista fu proposto di intitolare la Biblioteca al «Sac. Felice Pirozzi […], un nome di cultura, democrazia e civiltà». Il Sindaco Giovanni Pianese, che presiedeva il consesso civico, cercò di arginare l’irruenza di quella improvvisa perorazione che stava facendo perdere tempo, in quanto c’erano altri argomenti più importanti da affrontare, come il finanziamento del Progetto Agriborsa per la promozione del nuovo Mercato Ortofrutticolo. Intanto, gli altri Consiglieri mostravano palesemente di non essere interessati a quella schermaglia, e manco sapevano di che cosa si stava parlando. A quel punto, il Sindaco, rivolgendosi alla sua insistente interlocutrice, disse: ‘‘Va beh, ho capito; vuoi che la Biblioteca sia intitolata così?’’. E poi, rivolgendosi al Segretario Generale che gli sedeva accanto, disse: ‘‘Segretà, all’unanimità; metta a verbale!’’».
Le reazioni indignate delle rappresentanze culturali
La reazione indignata dei concittadini più sensibili ed esposti a rappresentare le istanze culturali che si erano manifestate sulla questione della istituenda Biblioteca Comunale non si fecero attendere. In prima pagina, sul giornale periodico Noi e li Altri, fu pubblicato un articolo dal titolo oltremodo eloquente, ‘‘Errare humanum est’’, nel quale si denunziava che la Biblioteca era stata intitolata ad un presunto dotto sacerdote, esprimendo sfiducia ed amarezza «per la triste rappresentazione di uno spettacolo in cerca d’autore», ed evidenziando che «la seduta consiliare del 26 novembre [era] stata un capolavoro di grossolano menefreghismo istituzionale, una precipitosa ritirata della Cultura davanti all’incalzare del sopore e della più bieca disinformazione di massa». Seguiva, in terza pagina, un lungo e compendioso articolo a firma del compianto Pasquale Stanzione, con il quale si giustificava la richiesta al Sindaco ed al Consiglio Comunale di revocare quella Delibera, e si avanzava la proposta di ‘‘Intitolare la Biblioteca Comunale ad un vero dotto ed illustre nostro concittadino’’, ovvero a Gioacchino Taglialatela.
La Delibera era stata approvata all’insaputa dei Consiglieri comunali
La polemica a distanza tra la Città e gli Amministratori politici si trascinò ancora nei mesi a seguire, rinfocolata da un altro incredibile articolo del gennaio 1988, con il quale si denunziava la superficialità dei Consiglieri comunali sulle questioni di cultura. Incredibile, perché si riportavano, tra virgolette, le dichiarazioni di ventiquattro dei trentatré Consiglieri che, a loro insaputa (come gli altri), avevano votato la Delibera del 26 novembre 1987. Tanto per dimostrare appieno l’assunto di una superficialità scandalosa, riteniamo sia il caso di rievocare quelle dichiarazioni, pure a distanza di venticinque anni, con la carità di riportare, nella maggior parte dei casi, soltanto le iniziali degli autori. La domanda era se sapessero chi era Felice Pirozzi.
«Per come sono andate le cose ritengo che la colpa ricada tutta sulla maggioranza, che non ha chiesto delucidazioni in proposito», (g.g.) – «Questo Felice Pirozzi richiamava i tredici di Piazza Annunziata. Ma personalmente non sapevo niente di lui», (giu. ma.) – «Ricordo che fu fucilato in Piazza Annunziata, ma non so altro», (u.r.) – «In verità devo confessare che non lo conoscevo. Ma non vorrei che se ne facesse un caso politico. Il fatto è che in Consiglio comunale si viene impreparati su quasi tutti gli argomenti», (Bruno Coppola). – «No. Chi era?», (b.p.) – «Certo che sapevo chi era Felice Pirozzi; ma non vedo l’attinenza culturale con l’intitolazione della Biblioteca comunale», (Nicola Pugliese). – «Ero all’oscuro di tutto», (gia.ma.) – «So che c’è una lapide davanti al Cimitero a lui intitolata; non so altro», (r.m.) – «Non ne sapevo niente», (v.dn.) – «Adesso qualcosa lo so, perché l’ho letto sul vostro giornale; prima non ne sapevo niente», (c.c.) – «Non ne sapevo assolutamente niente», (a.b.) – «L’ho saputo in Consiglio comunale, che era cioè un sacerdote», (v.c.) – «E chi era?», (c.r.) – «Ho appreso in Consiglio comunale che era un sacerdote», (a.t.) – «Non ne sapevo niente», (s.r.) – «Non ne ero al corrente», (m.c.) – «È stato un fatto emblematico di estrema leggerezza per il Consiglio comunale; grave la leggerezza nostra, ma grave anche il comportamento del Partito comunista», (Luigi Sepe). – «Certo. Un seminarista fucilato dai Tedeschi davanti al Cimitero durante la ritirata del 1943», (Salvatore Sciorio). – «Non ne sapevo assolutamente niente», (s.p.) – «In Consiglio comunale avrei voluto rilevare l’incongruenza della proposta. […]. Ma non ho potuto intervenire, perché il mio intervento sarebbe stato certamente strumentalizzato dal Partito comunista: avrebbero parlato di fascisti ed altre cose del genere per metterci a tacere», (Antonio Scialò). – [Cfr. Noi e gli Altri, Anno XII, n. 1, Gennaio 1988, pagg. 5/6].
L’incredibile genesi della proposta avanzata a nome e per conto del PCI
Tra tutte le dichiarazioni rese successivamente da quanti avevano partecipato alla seduta del 26 novembre 1987, abbiamo trovato particolarmente significativa quella dell’ignaro Consigliere comunale che la sera precedente aveva avanzato timidamente la proposta nell’assemblea del suo partito, dove si decideva, per l’indomani, la disciplina politica da tenere per lo svolgimento dei lavori in Consiglio comunale. Riproduciamo la sua dichiarazione, rilevando che non ci sarebbe altro da aggiungere, se non ancora che si era orchestrato un doloso colpo di mano, affidandone l’esecuzione a chi ben sapeva che per l’initolazione della Biblioteca si sarebbe dovuto scegliere tra Gioacchino Taglialatela e Giovan Battista Basile.
«Non conoscevo in particolare il personaggio; l’ho proposto perché ero stato colpito da quella lapide davanti al Cimitero, sulla quale ogni anno sono solito deporre una croce di lampade votive. Evidentemente, se il Comune in passato ha posto quella lapide a Felice Pirozzi, ho ritenuto giusto non dimenticarlo, proponendo appunto il suo nome per l’intitolazione della Biblioteca. È stato poi deciso che fosse Teresa Vitale a portare la proposta in Consiglio, perché lei aveva fatto parte dell’apposita Commissione», (a.dg).
Ignorata la Lettera sottoscritta da 25 rappresentanti delle Istituzioni
Concludiamo così la prima parte di un racconto incredibile ed avvincente, che è la storia della Biblioteca Comunale di Giugliano, rilevando che il già Direttore Emmanuele Coppola in ultimo alludeva ad una iniziativa intrapresa e sottoscritta da venticinque concittadini in rappresentanza di Istituzioni e Associazioni culturali, professionisti, artisti, giornalisti e dirigenti scolastici, che insieme, il 1° aprile del 1988, chiedevano alle Segreterie dei Partiti, al Sindaco Giovanni Pianese e a tutti i Consiglieri comunali che la Biblioteca Comunale fosse intitolata, come palese testimonianza di un retaggio di storia e di cultura, al dotto sacerdote Don Gioacchino Taglialatela. Purtroppo, dopo un mese, su Noi e gli Altri fu pubblicato un articolo del già ricordato Pasquale Stanzione, con il titolo ‘‘Biblioteca – La cultura ceda il passo…’’, sopra il quale c’era questo occhiello con le parole di un Consigliere comunale: ‘‘Ma quelli non fanno opinione’’.
Con la modifica del 1995 fu riconfermato il rapporto inconciliabile tra Politica e Cultura
Scontata la mortificante indifferenza politica dei Partiti, del Sindaco e dei Consiglieri comunali, ai quali era stata indirizzata la richiesta di modificare l’intitolazione della Biblioteca, di cui alla Delibera consiliare n. 97 del 26 novembre 1987, periodicamente, negli anni a seguire, si continuò a cercare un confronto con gli Amministratori pro tempore, fino a quando si ritenne opportuno procedere alla revisione del Regolamento. Ma anche in quella occasione le proposte delle migliori e qualificate rappresentanze sociali e culturali della Città di Giugliano andarono a sbattere contro il solido e collaudato muro di gomma che la Politica aveva eretto a difesa delle proprie cantonate. Anche di questo ci ha reso edotti il Dott. Emmanuele Coppola.
«Dopo otto anni, il 25 settembre 1995, fu riapprovato il Regolamento in Consiglio comunale, con le modifiche che anche io avevo proposto come Direttore della Biblioteca. Fino ad allora ci si era schierati, in città, come nel marzo del 1988, per riproporre il nome di Gioacchino Taglialatela, il nostro più eminente studioso, scrittore e dotto archeologo, che era stato anche Direttore della Biblioteca dei Gerolamini, a Napoli, sodale delle più alte personalità del suo tempo. Ma di nuovo, pilatescamente, la Politica se ne lavò le mani: fu solo modificato l’ultimo comma dell’Articolo 1 del Regolamento, eliminando il ‘‘Sacerdote’’, e scrivendo «La Biblioteca viene intestata al Seminarista Felice Pirozzi».
A questo punto, senza altro aggiungere, mentre finalmente sta per riaprire la Biblioteca Comunale, noi crediamo sia il caso di recuperare un forte rigurgito di dignità culturale, senza imbarcarsi in altre ‘‘avventurose disavventure’’.
A cura di F.sco d/G