Restauro dell’antifonario ritrovato nel Santuario dell’Annunziata

Restauro dell’antifonario ritrovato nel Santuario dell’Annunziata




 

Finalmente con i fondi del 5×1000 destinati alla proloco è stato restaurato un antico libro stampato a Venezia nel 1522 ritrovato nella sagrestia del Santuario dell’Annunziata.

 

 

 


Restaurato splendidamente dai Monaci Benedettini di Noci (Bari)

un raro Antifonale cinquecentesco,
ha fatto ritorno nella “SS. Annunziata” di Giugliano

p. Gennaro Antonio Galluccio osb

Nel santuario diocesano “Maria SS. Annunziata” di Giugliano (Napoli) il prossimo 12 dicembre alle 19,00 la cittadinanza vivrà un significativo momento culturale e religioso. Infatti, alla presenza del vescovo diocesano mons. Mario Milano, del sindaco e di altre autorità sarà presentato ufficialmente  il volume cinquecentesco «Antiphonarium secundum Curiam Romanam» (cm. 37×22) ossia un Antifonale liturgico del 1522, che i benedettini dell’abbazia “Madonna della Scala” ( Noci /BA), don Luigi e don Giacomo, sotto la guida del p. Pasquale, direttore del laboratorio di restauro hanno rimesso a nuovo.

Per quattro secoli i suoi inni, salmi e antifone in canto gregoriano furono eseguiti dai canonici dell’insigne rettoria-santuario SS. Annunziata o AGP =Ave Gratia Plena, accompagnati dall’organo monumentale, negletto da tempo come lo è stato l’Antiphonarium. Questa preziosa cinquecentina dopo un anno e mezzo (febbraio 2008-ottobre 2009) è tornata all’AG”, ma non più squinternata, né rosa da tarme e topi come era partita dallo stipo della sagrestia, dove ab immemorabili giaceva fra altri sdruciti e squinternati volumi antichi, per un suo restauro in detta abbazia pugliese. Qui due anni fa la portarono, come una reliquia frammentata entro un’inguardabile e mezzo sbrandellata copertina di legno, il prof. Mimmo Savino e il prof. Tobia Iodice, l’uno presidente e l’altro segretario della Pro-Loco, appena don Vincenzo Apicella, rettore dell’”AGP”, ne decise il restauro. Ora essa, regale nei nuovi piatti lignei rivestiti di pelle marrone con cerniere e borchie di bronzo, reclama un urgente maquillage anche per i compagni di ventura, cioè per gli altri volumi lasciati laceri e ammuffiti nel buio dello stipo. Essi sperano che qualche mecenate li faccia curare e rivestire dell’antico look forse in detta abbazia che, quasi “piccola Montecassino della Puglia”, domina un’amena collina murgese a 6 Km da Noci. Il suo laboratorio di restauro, sorto nel 1964 per interessamento del prof. Antonio Caterino, nato a San Cipriano (CE) e soprintendente bibliografico di Puglia e Lucania ai tempi di Aldo Moro, ha ridato bellezza a codici, pergamene, registri e libri, non ultimo un migliaio di volumi salvati nell’alluvione di Firenze.

La copertina e le 355 carte (oltre 700 pagine) dell’Antifonale, edito a Venezia dal famoso tipografo Lucantonio de Giunta che l’iniziò nelle «XII kalendas Octobris = 18 settembre» e lo terminò nelle  «kalendas Octobris = 1 ottobre» del 1522, sono state sottoposte dai benedettini a un radicale maquillage in queste fasi operative: prima dello smontaggio (controllo della numerazione e fascicolatura, fotografia di elementi più significativi, numerazione); dopo lo smontaggio (sfascicolazione, lavaggio e ricollatura delle carte, otturazione di tarlature su 184 carte, risarcimento e/o rinforzo di angoli e rinsaldo di lacerazioni su diverse carte, brachettatura di molti fogli, cucitura a mano su quattro nervi di corda; capitelli a mano; nuova legatura in piena pelle con piatti nuovi in legno, borchie e cinghie di chiusura); dopo il restauro (riproduzione fotografica degli elementi già fotografati prima del restauro).

L’interessante Cinquecentina, testimone negletta di un passato religioso canoro, vissuto nell’insigne collegiata dell’AGP emula di quella di S. Sofia che in Giugliano si riallaccia all’antica diocesi di Cuma, contiene per antiporta sezionale una splendida Crocifissione, incorniciata da xilografie su personaggi e brani biblici, che sintetizzano il mistero salvifico e liturgico di Cristo. Inoltre racchiude ventiquattro xilografie di cui quindici illustrano solennità, feste e tempi liturgici (Avvento, Quaresima, Pasqua, Pentecoste), mentre nove decorano capilettera responsoriali. L’artistica antiporta, e forse pure le altre xilografie, sono attribuibili a «maistro Lunardo» (Leonardo Bellini?), miniaturista anche di codici nel sec. XV-XVI: l’indicherebbe un volto umano (autoritratto?) disegnato nel quarto di luna che sovrasta il braccio sinistro della croce, mentre  l’altro volto umano entro il sole lucente, che sovrasta il braccio destro, potrebbe indicare l’editore Lucantonio de Giunta.