Perché via Licante?

Perché via Licante?




 

Le lettura del testo del Basile, scritto agli inizi  del 1800, ci descrive la via alla sinistra della AGP dell’Annunziata , venendo dalla parte della Chiesa di san Nicola , come quella che porta in piazzetta Licante.
Perché , come riporta il Basile , un epoca abitata dalla famiglia Cante.
Quindi una strada senza nome alla quale man mano si è esteso il toponimo della piazzetta.
Un toponimo senza una spiegazione, se non quella del Basile, senza agganci con parti fisiche del territorio o particolarità storiche.
Una soluzione adottata da tutti quelli che sono seguiti nella descrizione della storia della città nel tempo quasi con religiosa accondiscendenza.
Eppure il toponimo Licante ha sempre suscitato in me qualche perplessità.
Non che io abbia risolto il problema della sua origine ma qualche elemento di discussione posso aggiungerlo. Qual’ora vi sia qualche anima buona disposto a discettare sul nome di una via o sull’evoluzione storica della città abitata.
Dunque , la prima assonanza , facile , mi veniva suggerita con la città di Alicante .
L’etimologia del nome della città Spagnola , cosi come la rilevo da fonti in rete, derivava da “pietra lucente”.
Leggendo le mappe di Giugliano del 1800 e leggendo lo stesso Basile a pochi passi da piazza Annunziata vi era la zona denominata “pietra bianca”.
Poteva essere un indizio.
Come lo poteva essere la denominazione del vitigno alicante , detto anche Licante, coltivato a partire dal 1500 nell’Italia meridionale ed alla base di molti rossi oggi di normale consumo.
Ma l’attuale zona di Licante tra il 1500 e il 1600 doveva essere una zona non abitata o abitata in modo periferico  rispetto al nucleo antico che si era edificato nello spazio tra l’attuale corso Campano e la zona di Camposcino.

Tant’è che , come ci dice il Basile, nel 1790 erano state demolite le alte mura che chiudevano lo spazio a mezzogiorno antistante la AGP e sostituito da basse mura e cancelli in ferro battuto.
Di certo vi scorreva un rivolo proveniente dai Camaldoli che girava, verso la zona del cavone, proprio nella zona definita della “ vutata a lava”.
Dalla piazzetta Licante la via frequentata era quella per Literno , comunemente detta “il selcione” , che nella rete stradale osca collegava la zona con la via che, passando per l’attuale camposcino , lambendo Parete e Lusciano , portava da Atella a Liternum.

Potremmo definire la zona della via Licante una cupa che costeggiava il ruscello accanto al quale nascevano spontanei rovi e arbusti come quelli che secondo la tradizione invitavano i buoi a inginocchiarsi nel punto sul quale sorse la prima edificazione dell’attuale santuario dell’AGP.

La via Antigua dei sanniti , poi, forse, via Campana, nell’attuale percorso la lambiva a pochi passi per cui possiamo ipotizzare  solo la presenza di piccoli casamenti agricoli o mercatali. Non a caso l’altro toponimo vico Nilo ci rimanda a iside e ai mercanti alessandrini che , per abitudine, si ponevano ai margini di arterie viarie per i loro commerci ed in prossimità di corsi d’acqua indispensabili per la ritualità della festa di Iside. 

Ma queste sono congetture fantasiose che non danno alcun indicazione che contrasti o faccia dubitare della spiegazione del toponimo Licante come zona abitata dalla famiglia Cante.

Quindi occorre stabilire se l’appellativo è quello di una zona che mutua il nome dai suoi abitanti oppure lo si rileva in altri contesti.

In questo di grande aiuto è stato internet.

La possibilità di consultazione di testi antichi collocati in biblioteche lontano nello spazio mi ha permesso di raggiungere qualche certezza che incrina la tesi riportata da don Agostino Basile.
Il primo testo che ho consultato è stato Vita e frammenti di Saffo di Militilene scritto da Giuseppe Bustelli ed edito a Bologna da Gaetano Romagnoli nel 1863 , oggi nella biblioteca della Leland Stanford University, dove disquisendo della singolarità degli appellativi a pag. 17 della introduzione dice “ non furono anticamente due Minos, ambedue re di Creta, ma l’uno figlio di Giove e d’Europa e giusto, l’altro nipote del primo e figliuol di Licante e crudele tiranno “
Segue la “Storia dell’antica grecia” di Tommaso Sanesi edito da Felice Le Monier Firenze 1859 . oggi nella biblioteca di New York Pubblic Library ci narra , a pag. 101, di uno spartano di nome Licante alla ricerca del corpo d’Oreste.
La “Storia degli imperatori romani da Augusto a Costantino Paleologo di Lebeau e Crevier , volume V,edito a Napoli da Stamperie e Cartiere del Fibreno (1848)  parlando di Teodoro in guerra con Comnemo nella battaglia dell’ades ci dice  che il primo affidò parte dello schieramento a Aronne sostenuto da Licante a dal normanno Radulfo. (pag . 494)
Le Theatre di Pierre Corneille tomo I° anno 1714 nella commedia la Place Royale indica Licante come comandante di coorte romana e lo stesso autore ripete lo stesso personaggio nelle Tragedie , tradotte in italiano, tomo 3°, stampato a Venezia nel 1748 da Giuseppe Bertella
Nell’Eneide di Publio Virgilio Marone tradotta in napoletano da Giancola Setillo ( pseudonimo del gesuita Noccola Stigliola anche se i bene informati sanno che un ramo della locale famiglia Micillo è detta dei setillo) stampato a Napoli nel 1784 da Giuseppe Maria Porcelli , oggi nella biblioteca di New York Pubblic Library, nel canto 9° ci parla di Mastro Licante costruttore di spade.
Ma il pezzo forte è il Torquato Tasso (1544-1595) che nella Gerusalemme conquistata canto decimo recita “….alfagar non potea arco e saetta molto adoprar nella sanguigna mischia, ma colla fiera lancia a terra mette Licante e Palinor , che più s’arrischia…”
Certo potrei continuare citando Benedetto Marcello che nella sua opera il Teatro alla moda (1720) ci fa conoscere come l’appellativo Licante sia stato come anagramma dal musicista Antonio Vivaldi e dalla cantante Caterina Canteli.
Oppure come uno dei più noti centri di agriturismo del veneto si chiami cà Licante.
Piccole curiosità che riporto sperando che qualche studioso , uno studente universitario, possa approfondire la ricerca storica sull’evoluzione di Giugliano utilizzando il Basile come punto di partenza ma ricostruendo la genesi di una città che a cavallo tra il 1500 e il 1600 ha dato inizio a due opere maestose come la Chiesa dell’Annunziata e la Chiesa di Santa Sofia , che in moneta odierna sarebbero costate milioni di euro.
Una ricchezza che stride con il numero degli abitanti , poche migliaia, ma che fa supporre una strutture economica di primaria importanza.

Pio Iannone