29 Marzo 1985 – Parrocchia S. Anna
Pietro Negroni
Storie della Passione di Cristo – L’ultima cena
documentato 1547
A latere della parrocchia di Sant’Anna venne eretta alla metà del Cinquecento la chiesa della Congregazione del Monte di Pietà. Alcuni antichi documenti, nonché il testo dello storico Agostino Basile, riferiscono come l’altare maggiore di questa chiesa, i cui locali oggi ospitano gli uffici parrocchiali, fosse ornato con una grande tavola raffigurane la Deposizione, sormontata da una cimasa con la Resurrezione e con una predella nella quale si trovavano sei formelle con Storie della Passione di Cristo. Le tre opere venivano già dalla fonti antiche attribuite al pittore cosentino Pietro Negroni, detto lo Zinghero. Negroni fu attivo in tutto il regno di Napoli tra gli anni trenta e sessanta del Cinquecento, aderendo, nell’ultima fase della sua produzione, alle suggestioni provenienti dalla pittura fiamminga. Per la parrocchia di Sant’Anna il pittore realizzò anche il grande polittico che si può vedere nell’abside.
29 Marzo 1985 – Parrocchia S. Anna
Pietro Negroni
Storie della Passione di Cristo – L’orazione nell’orto
documentato 1547
L’adesione di Pietro Negroni alle tematiche della pittura fiamminga è testimoniata proprio dai pannelli di predella realizzati per la soppressa Congregazione del Monte di Pietà. Le sei tavolette infatti, altro non erano che la fedele traduzione pittorica di alcune xilografie del grande incisore tedesco Albrecht Durer. Più precisamente esse riproducevano sei dei trentasette soggetti raccolti da Durer in un suo lavoro conosciuto come la Piccola Passione, realizzato tra il 1509 ed il 1511. Questa raccolta di xilografie ebbe da subito in Italia grande successo, e proprio a Napoli ne vennero tirate diverse edizioni.
29 Marzo 1985 – Parrocchia S. Anna
Pietro Negroni
Storie della Passione di Cristo – La coronazione di spine
documentato 1547
Rispetto agli originali di Durer, Pietro Negroni si mantenne sostanzialmente fedele. L’episodio qui effigiato, poco rappresentato nella cultura pittorica italiana, era infatti identico a quello che si vede nel lavoro del maestro tedesco. D’altro canto tale fedeltà è confermata anche nella grande tavola raffigurante la Deposizione. A proposito di quest’ultima opera, vi è però da dire come la critica d’arte sia abbastanza divisa sulla sua attribuzione al pittore cosentino. Tali perplessità sono dovute al fatto che il dipinto reca alla base la datazione 1589; data questa che non trova corrispondenti nel catalogo di Negroni, dal momento che le sue opere documentate più tarde risalgono alla fine degli anni sessanta.
29 Marzo 1985 – Parrocchia S. Anna
Pietro Negroni
Storie della Passione di Cristo – La salita al calvario
documentato 1547
La storia della critica d’arte è fatta a volte di piccoli particolari. In questa tavoletta gli aguzzini del Cristo erano vestiti con delle braghe lunghe. Questo elemento, apparentemente banale, in realtà tale non è. Nella pittura italiana di questo periodo era molto raro vedere dei personaggi vestiti con pantaloni dal taglio così moderno. Furono i fiamminghi ad introdurre questa “moda” e Negroni fu tra i primi a farla propria.
29 Marzo 1985 – Parrocchia S. Anna
Pietro Negroni
Storie della Passione di Cristo – La Crocifissione
documentato 1547
Più che nelle altre scene, in questa quinta tavoletta l’autore rappresentò l’attimo della morte di Gesù con una intensità ed una drammaticità veramente pregevole. Certamente tale abilità sarebbe stata meglio visibile se di queste opere si possedessero riproduzioni a colori, ma purtroppo la campagna di documentazione fotografica della Soprintendenza che qui si riproduce risale agli anni settanta, quando ancora si riteneva che le opere d’arte andassero documentate in bianco e nero.
29 Marzo 1985 – Parrocchia S. Anna
Pietro Negroni
Storie della Passione di Cristo – La deposizione nel sepolcro
documentato 1547
Nell’incisione originale di Durer il sepolcro era disposto verticalmente e non orizzontalmente. Non si sa perché Negroni abbia cambiato tale orientamento. Presumibilmente a monte di questa decisione vi fu una certa difficoltà a raccordare i punti di fuga delle figure. D’altro canto Negroni non fu mai pittore particolarmente abile in questo senso, dal momento che lo stesso polittico di Sant’Anna Metterza che si trova nell’abside della parrocchia giuglianese presenta figura non perfettamente armoniche e definite.