Marco Astolfo un potente locale di metà 1600.

Marco Astolfo un potente locale di metà 1600.




 

Marco Astolfo un potente locale di metà 1600.

Prima parte.

La storia di una comunità viene tramandata dalla penna e dalla sensibilità del cronista. La storia è piena di personaggi dipinti malamente dal redattore delle cronache perchè militava in qualche fronte avversario o che aveva antipatia per il personaggio tramandato. Agostino Basile dovendo condensare in poche pagina una lunga storia, quale è quella di Giugliano, ha operato una cernita di fatti e personaggi che, a suo parere, meritavano una menzione particolare da tramandare ai posteri. Principi, padroni, categorie sociali, uomini di chiesa, soldati. Tutti rigorosamente di origine locale. Eppure tra i tanti personaggi tramandati ve è uno che riceve addirittura due menzioni. Un personaggio sicuramente di origine familiare non locale.

Il personaggio in questione è Marco Astolfo.

Un cognome, il suo, Astolfo o de Astolfo, non diffuso nella nostra comunità. Nei registri parrocchiali lo trovo menzionato con il matrimonio di un Santillo de Astolfo, nel 1611, nella parrocchia di san Marco, di un Joe Astolfo come padrino di un bimbo, nel 1631, nella parrocchia di sant’Anna e di un de Astolfo Mario che battezza una sua figliola, il 7 ottobre 1620, nella parrocchia di san Giovanni.

Il primo episodio che vede protagonista il nostro Marco Astolfo riguarda la cappella di san Giuliano nella chiesa di Sophia.

Il Santo è stato elevato a patrono cittadino nel 1622.

La cappella viene eretta come ringraziamento al Santo per avere evitato danni a Giugliano durante la eruzione del Vesuvio del 1631.

Qualche anno dopo, siamo nel 1639, gli amministratori della chiesa Andrea Miraglia e, appunto, Marco Astolfo, cedettero al dott. Orazio de Blasio il diritto di uso del suolo della intera cappella dedicata al santo per la sua sepoltura e quella dei suoi eredi.

Bisogna ricordare che gli amministratori delle chiesa di santa Sophia e della Annunziata erano nominati dagli eletti che governavano l’Università. Ciò è indicativo del prestigio rivestito dai nominati o della loro forza contrattuale per rappresentanza di gruppi economici o sociali.

Miraglia e Astolfo, dunque, cedono al de Blasio una parte importante della chiesa patronale ubicata nel posto di maggiore prestigio. Insomma una operazione riservata ad una persona di potenza notevole.

La somma per questa cessione fu di 204 ducati.

Di questi 104 furono impiegati per terminare i lavori della cappella stessa e gli altri 100 per la cancellata tra l’atrio e la cappella.

A carico dell’acquirente restavano le spese per gli stucchi e la pavimentazione con la previsione che potesse inserirvi “ le sue armi”, lo stemma familiare.

Acquistava, il de Blasio, oltre al diritto di sepoltura per se e suoi eredi anche il divieto per la chiesa di seppellirvi qualche altra persona di qualunque grado, ne di potere concedere ad altri l’altare maggiore della cappella o che altri vi edificassero altari.

Tutto in un atto del notaio Ottavio Cannavate del 6. Agosto 1639. Conservato, al 1800, nelle scritture del notaio Notar Filippo Taglialatela.

Ad oggi la tomba di Orazio de Blasio è ancora al suo posto nella parte centrale della cappella a ricordare una storia di oltre tre secoli. La scritta si sta consumando, andrebbe recuperata e protetta con una lastra di idonea fattura al apri di tutte le altre presenti nella chiesa. Anche una didascalia che riporti la storia che ho narrato sarebbe una cosa interessante per il visitatore.