Come racconta Tito Livio nelle sue Historiae, la colonia marittima romana di Liternum venne fondata nel 194 a. C. sulla sponda sinistra del lago Patria, in una zona chiamata Literna palus, un tempo foce del fiume Clanis. Questi terreni erano stati confiscati e messi in vendita da Roma subito dopo le guerre contro Annibale; tuttavia, per la natura malsana dei luoghi non si erano trovati acquirenti, per cui vi furono condotte in maniera forzata 30 famiglie, alle quali poi seguirono altre 300. Tra i più illustri abitanti di Liternum vi fu Publio Cornelio Scipione l’Africano che, accusato di essersi impossessato di parte del bottino conquistato durante le campagne d’Africa, vi si trasferì dopo aver lasciato sdegnosamente l’Urbe. A proposito di Scipione l’Africano, un’antica leggenda vuole che morendo egli avesse fatto incidere sulla propria tomba il distico “Ingrata patria non avrai neanche le mie ossa”. Pare che però, ad un certo punto, di questi amari versi sia stata visibile solo la parola “patria”, per cui gli antichi giuglianesi, credendo essere quella la denominazione latina dello specchio d’acqua su cui Liternum si affacciava, avrebbero dato a questo lago il nome appunto di Patria.
La città di Liternum conobbe tra il I secolo a. C. ed il I d. C. una fase di grande sviluppo, riconducibile alla valorizzazione delle enormi potenzialità commerciali che offriva la vicinanza al mare ed al lago. Tra le attività commerciali poste avviate dai liternini, un particolare splendore conobbe la produzione vetraria, favorita dalla sabbia particolarmente bianca e fina del litorale giuglianese, elogiata anche da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Si hanno notizie di Liternum sino al IV secolo; dopo questa data, a causa dell’impaludamento della zona, della malaria e delle invasioni barbariche, la città decadde lentamente fino ad essere abbandonata. Gli scavi condotti negli anni ‘30 dall’archeologo di Villaricca Giacomo Chianese, ne hanno riportato alla luce il Foro, un tratto della Via Domitiana, la Basilica ed una parte del Teatro. Il Foro presenta i suoi monumenti allineati lungo il lato occidentale: al centro vi è il tempio su di un alto podio, identificato col Capitolium della città e risalente alla fondazione della colonia stessa. La Via Domitiana venne invece costruita nel corso di una fase di monumentalizzazione di quest’area avviata nella prima epoca imperiale. La Basilica ed il Teatro, che sorgono rispettivamente a sud e a nord del tempio, si datano invece alla media età imperiale. L’occasionalità e la limitata area di azione delle campagne di scavo seguite a quella di Chianese, hanno impedito di ricostruire con esattezza sia la reale espansione urbana di Liternum che l’ubicazione di strutture importanti come il porto. Pare però che a breve, grazie all’arrivo di fondi straordinari, si procederà a nuovi scavi e soprattutto si avvierà la costruzione del sospirato Antiquarium ove esporre i molti reperti qui trovati ed oggi in deposito presso vari musei archeologici.