La raccolta delle figurine, notoriamente prodotte e distribuite dalla Panini, costituisce un ricorrente interesse per tutti i ragazzi, che vi si appassionano con la competenza propria degli intenditori. Le figurine si raccolgono negli album da collezione e raccontano in un ordine da ricomporre numericamente tante storie fantastiche con splendide immagini patinate, illustrano l’esposizione internazionale degli aerei e delle automobili, ma soprattutto ripropongono ogni anno le formazioni aggiornate delle squadre del Campionato di Calcio. La produzione e la proposta commerciale delle figurine è legata all’attualità degli interessi e degli argomenti pubblicizzati in altri settori; in particolare essa è ispirata alla cinematografia rivolta al pubblico dei ragazzi. Pertanto, la raccolta delle figurine diventa spesso una effimera distrazione, che si esaurisce nella manifestazione di entusiasmo e nel conseguente completamento della collezione; tra questi due momenti estremi ci passa la veloce metodica raccolta degli esemplari autoadesivi e lo scambio dei doppioni con i compagni di scuola. Tutto il gioco si riduce, purtroppo, a questa limitata espressione di entusiasmo, alla più o meno articolata contrattazione durante le operazioni di scambio, che è finalizzato in esclusiva al completamento dell’album, riducendo di poco o niente la spesa per l’acquisto delle bustine. Oso dire che il più delle volte si risolve in una soddisfazione sterile l’entusiasmo di raccogliere le figurine, perché il gioco ha una limitata espressione competitiva. L’espressione trionfante si fonda e si riduce nel comunicare ai compagni che mancano poche figurine al completamento della propria raccolta.
Diversamente si articolava, invece, la raccolta delle figurine trenta/quarant’anni fa, perché essa non era finalizzata al collezionismo bensì al gioco ed al possesso competitivo.
Le figurine si chiamavano allora i giocatori, perché riproducevano le fotografie degli atleti e delle squadre del nostro Calcio nazionale; erano, per questo, dette anche ritrattielli, o comunque fïurelle. Si acquistavano in bustine presso alcuni negozietti, quelle putechelle che vendevano di tutto, dalle caramelle ai bottoni, dalle scope ai nastri colorati per la scuola, dalle bambole al secchio di plastica. Il loro acquisto non era assolutamente finalizzato al collezionismo: ci si giocava soprattutto, articolando in margine anche una complessa operazione di baratto, più che di scambio, in base al valore diversificato che si attribuiva ad ogni pezzo in ragione del valore e della notorietà del giocatore o della squadra rappresentata.
Ma ribadisco che l’elemento base del loro interesse, per i ragazzi, era il gioco finalizzato al possesso ed alla moltiplicazione numerica delle figurine, perché ogni volta che si giocava c’era sempre alla fine chi aveva vinto e chi aveva perso, contando ognuno il proprio pacchetto dei giocatori. Il massimo dell’entusiasmo era poter contare tre o quattrocento figurine senza averne comprata quasi nessuna.
Vediamo, dunque, come si giocava, in che modo i ragazzi si sfidavano per aumentare il loro piccolo importante patrimonio.