Giugliano, Pro Loco: una realtà da preservare e potenziare
Incontriamo il professore Mimmo Savino nei locali della pro loco Giugliano, a pochi passi dal Santuario della Annunziata. I due locali, concessi in comodato d’uso dall’Amministrazione Comunale, sono ingombri di pacchi e computer pronti al trasloco al piano superiore dell’antico edificio. Una sistemazione che darà ulteriore prestigio ad una delle istituzioni locali che da anni lavora sul territorio del comune di Giugliano.
Il prof. Mimmo Savino è una istituzione che si è conquistato sul campo la stima della popolazione e delle varie amministrazioni, succedutosi nel tempo, per la sua caparbia volontà di difendere la storia, la cultura e le tradizioni di Giugliano in Campania. Lo troviamo, come al solito, indaffarato a organizzare eventi. In queste ore sta lavorando all’organizzazione delle celebrazioni della commemorazione dei 13 martiri di piazza Annunziata, trucidati dai nazisti, e della XIV edizione del premio San Giuliano.
Mimmo Savino ha insegnato per anni materie artistiche nelle scuole ed è stato un apprezzato pittore, scultore e trasformatore della materia.
La prima domanda è d’obbligo: una breve storia della pro loco di Giugliano.
Savino pare riflettere, poi, un sorriso, e prende a snocciolare dati e date.
“La pro loco nasce nel lontano 1977. In origine e per lunghi anni, rimane una scatola vuota o meglio una etichetta che racchiudeva aspirazioni e volontà di una serie di stimati cittadini giuglianesi, mossi dalla più nobili intenzioni. Purtroppo queste volontà non si erano tradotte in alcuna realizzazione o iniziativa per cui nell’anno 1997, dopo venti anni, per iniziativa della Giunta della Regione Campania fui nominato commissario della pro loco Giugliano. Non fu un commissariamento isolato. La giunta regionale dell’epoca, conscia della funzione delle pro loco nell’ambito dello sviluppo della storia e tradizioni locali, base del turismo regionale, aveva messo mano alla miriade di pro loco inattive o improduttive per rilanciarle e rivitalizzarle. Cominciò quell’avventura che mi vede ancora, dopo circa venti anni di presidenza, in prima linea a difesa della cultura e del patrimonio d’arte della mia, della nostra, Giugliano”.
Savino è un fiume in piena. Bisogna interromperlo per formulare una altra domanda d’ obbligo: cosa è una pro loco?
“A differenza di qualche decennio or sono quando in ogni comune vi era una sola proloco che operava sotto l’egida dell’ EPT (Ente Provinciale per il turismo. Ente in via di scioglimento e non previsto nella nuova visione della struttura a supporto del turismo in Campania ndr) oggi le pro loco sono libere associazioni di cittadini che operano per la conservazione del patrimonio culturale, storico ed artistico del luogo ove nascono e svolgono la propria attività. A Giugliano, ad oggi, operano tre associazioni che hanno in comune la dicitura pro loco. Vi sono la pro loco Liternum e quella Domitia. Certo vi è la necessità della iscrizione ai vari albi di certificazione delle qualità dei lavori messi in cantiere ed attuati. Questo ha una specifica funzione nella partecipazione ai progetti regionali e nazionali. La pro loco che presiedo ha dato vita ad oltre trecento iniziative nel corso della sua attività partecipando sin dalla sua istituzione all’impiego di giovani del servizio civile. Dalla data di inizio di tale utilità nazionale oltre trenta giovani hanno prestato la loro opera nella pro loco Giugliano arricchendola del loro entusiasmo e maturando, nel contempo, una significativa esperienza di vita”.
Chiediamo a Savino di indicare le maggiori iniziative poste in essere e realizzate.
“Sono oltre trecento iniziative realizzate nell’arco dei circa venti anni di attività, ripeto. Mostre d’arte, concerti, presentazioni editoriali, produzioni editoriali, collaborazioni con le varie amministrazioni comunali, con le congreghe che danno vita ai momenti di tradizione religiosa. Per cui risulta complicato elencarle tutte. Si spazia dalla mostra sul pittore giuglianese Nicola Cacciapuoti, al recupero delle tele della Chiesa del Purgatorio, che ora ornano la sala consiliare, recupero sollecitato dalla pro loco e finanziato dalla amministrazione comunale, al restauro dell’antifonario edito a Venezia nel 1522, finanziato con i fondi del 5 per mille, e restituito alla visione dei fedeli e degli amanti dell’arte nel Santuario della Annunziata, il gemellaggio con la cittadina di Cavour patria di Camillo Benso, ai concerti di Natale, alla gestione dell’evento del Natale scorso ideato dalla Amministrazione Comunale”.
Ma le attività che maggiormente la hanno entusiasmato?
“Ripeto sono tutte creature partorite e attuate da tutti i soci della pro loco. Certo la edizione di una guida storico artistica di Giugliano curata dal vice presidente, prof. Tobia Iodice, è un mio punto di orgoglio. Come lo è la produzione di varie testi storici: dallo studio inerente la chiesa del Purgatorio, alla rilettura della storia di Giugliano dall’anno 1000 al 1800, all’opera di ricostruzione di momenti di storia della città comprendete tre lavori, specificamente quello dell’arch. Gianfranco Russo che ha ricostruito l’impianto radiale della Giugliano medievale, quello dell’arch. Antonio Pirozzi che ha ricostruito la storia di Casacelle dal periodo Longobardo alla sua estinzione, come grancia, nell’anno 1800, con una superba produzione di documenti storici, e quello del dottor Antonio Pio Iannone, autore anche del volume di rilettura storica prima citato, che ha ricostruito i flussi demografici e le famiglie Giuglianesi tra il 1550 ed il 1632. Su quest’ultimo lavoro voglio spendere qualche parola. Se la parte di elaborazione dei dati è frutto del lavoro del dottor Iannone, la parte propedeutica è frutto del mio e suo lavoro. Abbiamo fotografato gli oltre cento registri di battesimi, matrimoni e morte conservati nelle parrocchie di Giugliano, che registrano gli avvenimenti dall’anno 1554 sino a tutto il 1800. Oltre 42.000 scatti per oltre 80.000 pagine. In quei libri vi è la storia di Giugliano, delle persone che la hanno abitata, che vi hanno lavorato. Una storia che rischia di scomparire perché la scarsa attenzione sinora dimostrata, innanzi tutto dalla iniziativa privata, sempre pronta a sponsorizzare una notte bianca ma mai il recupero di una opera d’arte o un documento storico, farà si che nel tempo queste documentazioni scompariranno. La pro loco le ha preservate con il lavoro volontario mio e del dott. Iannone. Volontario e senza alcuna gratificazione o riconoscenza e mi riferisco al campo della soddisfazione morale. Ecco questo è un esempio di cosa significa fare pro loco : preservare i documenti, l’arte, e la storia della comunità o quanto meno pungolare la pubblica amministrazione a fare quello che la legge impone. Lavori e pubblicazioni senza alcun contributo pubblico o privato”.
Insomma un percorso difficile quello di preservare la storia e la cultura locale. Ci può descrivere il rapporto con il mondo politico locale cioè con l’amministrazione comunale.
“In circa venti anni di attività la pro loco ha avuto modo di interagire con amministrazioni di ogni schieramento politico nonché con commissari straordinari e con la commissione che ha retto il comune dopo lo scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Trattandosi una attività tesa a preservare la storia della città e a promuoverla non abbiamo mai registrato avversità. Certo le sensibilità non sono state di eguale intensità, da sindaco a sindaco, ma tutto sommato, diciamo, che hanno rispetto il nostro lavoro. Con il compianto sindaco Castaldo ottenemmo dei finanziamenti, con altri questi finanziamenti sono stati revocati. Con il sindaco Taglialatela abbiamo ottenuto questi locali, permettendo alla pro loco di non dover essere alloggiata in locali di mia proprietà, cosa che sminuiva il senso di un bene comune. Certo alcune indicazioni importanti non sono state recepite. Avevamo indicato la necessità di inserire nel bilancio del comune una voce inerente la realizzazione di un museo o un antiquarium che raccogliesse i reperti archeologici ritrovati sul nostro territorio e poco valorizzati nelle struttura museali esistenti. Questa voce in bilancio avrebbe costituito sia la volontà ad operare in tal senso sia la possibilità di introitare contributi pubblici atti allo scopo. Purtroppo, almeno per questa volta, non è andata bene, ma non demordiamo”.
Ultima domanda: i rapporti con il mondo della scuola.
“Oggi Giugliano registra nelle scuole di vario grado, una grande presenza di alunni non originari di Giugliano o, in tanti casi, di famiglie extracomunitarie. Sappiamo quale valore ha per un giovane sentirsi inserito in una comunità strutturata e con una storia ed un passato. Per potere “leggere” quello che gli accade intorno: dai modi di vita, alle feste, alle ritualità. Poter “leggere” il passato attraverso il centro storico, le chiese, le strade ed i toponimi è essenziale per costituire una comunità o entrarci all’interno. Questo dovrebbe essere compito della scuola. Favorire queste conoscenze sviluppando un rapporto costruttivo con quanti, e la pro loco ed una di questi, amano e studiano il territorio. Detto ciò posso dire che la scuola è la grande assente in questo lavoro. Non vi è il minimo interesse a tessere alcun rapporto, anche quando i dirigenti scolastici sono giuglianesi di nascita, neppure se sollecitati. Le faccio un esempio : in occasione della pubblicazione del volume di rilettura della storia di Giugliano dall’anno 1000 al 1800, personalmente ho portato ad ogni istituto comprensivo un volume. Allegata una lettera di illustrazione e comunicante la disponibilità, a titolo totalmente gratuito, ad una serie di incontri con gli alunni. Neppure una risposta! Eppure la nostra attenzione al mondo della scuola è testimoniato dalla quattordici edizioni del premio San Giuliano. Nell’occasione a tutti gli alunni che hanno conseguito il diploma col massimo dei voti o hanno conseguito il diploma di laurea con il massimo dei voti viene assegnata una piccola somma di danaro ed un ricordo artistico con i ringraziamenti della pro loco, a nome della città, per l’impegno e la serietà dimostrata nello studio. Che dire? speriamo in una rivoluzione culturale attraverso la quale molti insegnati recepiscano il nostro messaggio e per qualche ora, durante l’anno scolastico, si appassionino alla terra dove vivono o dove lavorano”.
Lasciamo il professore Savino alle prese con i suoi molteplici impegni congratulandoci per il lavoro svolto e la passione profusa nei decenni passati.