Il selcione
Il selcione è una grande pietra posta all’angolo tra via Literno e il corso Campano. Quando vi è stata posta, per volere o per casualità, non vi era la toponomastica che oggi usiamo per indicarne la ubicazione. Si vuole che sia quello che rimane delle selci che venivano usate per realizzare le strade romane, il che dovrebbe portare a certificare la esistenza di una strada di epoca romana di primaria importanza in piena campagna. I romani usavano dividere le strade in due categorie quella della “via silicia strata” e quella della “via glarea strata”. La prima era una strada lastricata, la seconda una semplice massicciata di terra battuta. La lastricatura era riservata solo alle strade più importanti la cui larghezza doveva permettere il transito di due carri provenienti da sensi opposti e quindi era stabilita in mt. 2.40. il materiale solitamente usato era la selce per la sua durezza e resistenza. Possiamo considerare il Selcione, o meglio la via per Literno, una strada di primaria importanza nell’ambito della classificazione dell’impero romano? Nutro qualche dubbio in proposito. I moderni, i nostri avi, nell’800 hanno dato un nome alla strada: via per Literno. Perché? Per il semplice fatto che la funzione assolta nel tempo da questa arteria era quella di collegare la zona con la via Antiqua, strada che univa Atella con Liternum. Attraversando la zona del Selcione e passando dinanzi all’odierno cimitero si andava fino alla zona di Trentola e Lusciano ove questa “diverticula” si innestava sulla arteria principale.
Un altro quesito è posto dalla sua posizione altimetrica, praticamente, 100 mt sul livello del mare: casualità?
Ma doveva avere un particolare significato, questa pietra, perché già nel catasto onciario del 1753 dà il toponimo alla intera zona a esso confinante, anche se nella platea della chiesa di san Giovanni, metà 1600, nella pertinenza della quale sarebbe dovuto ricadere, non vi è menzione, seppure nella descrizione dei limiti della parrocchia è detto che questi “ includono la chiesa della SS Annunziata, suo hospitale e case e luocho attorno. Un toponimo successivo alla redazione della platea o omissione del redattore? Non possiamo saperlo.
Di certo al 1753 il toponimo è riportato e nella strada vi abitano sia la famiglia Santantonio e che quella dei Salerno, ambedue rivestenti un ruolo importante nella economia agricola locale, oltre alle storiche famiglie dei Perillo, dei Cacciapuoti, dei Micillo.
Il fatto che sia abbinato, nel catasto onciario, al toponimo Puzzillo, dalla presenza di una copiosa fonte d’acqua, ne estende la consistenza abitativa verso l’attuale parrocchia di Pio X in una zona totalmente agricola. La proprietà di monsignore della Gatta, ‘o luogo ‘a vatta, si estendeva sino alla attuale piazzetta Licante e continuava verso l’attuale via Limitone, il tutto racchiuso dal corso d’acqua che dà nome alla attuale via Vecchio alveo. Corso d’acqua, con relativo cavone, che correva sino all’incrocio della attuale villa comunale. Insomma una zona di confine racchiusa da un elemento naturale, cavone con acqua, e il limes che stava a testimoniare il termine della proprietà.
Nascerebbe una nuova ipotesi: cippo di limite dedicato al dio Terminus.
Protettore di ogni diritto divenne in seguito la divinità che vegliava sui confini dei poderi e sulle pietre terminali. Era una divinità che rifiutava sacrifici animali e accettava solo fiori e foglie per ornare i suoi simulacri. Il 23 febbraio si celebravano i Terminalia , festa dei “termini”, cioè delle pietre terminali. Il re Numa Pompilio (753-673 a. C.), è stato tramandato, ordinò a tutti i cittadini di delimitare i confini dei propri campi ponendo delle pietre e consacrarle a Giove Terminus .
Quindi, la nostra pietra, potrebbe essere il termine della proprietà agricola che aveva a suo confine, se non era esso stesso confine, della estensione di terreno denominata Miciana, toponimo che potrebbe rimandare alla gens Mucia, quella di Mucius Scaevola, ma questa è un’altra storia.
Resta la singolarità di questa zona che postica alla Chiesa dell’ Annunziata sin dai tempi antichi ha formato una parte del territorio con una popolazione nota per sua peculiarità di “ fierezza” e atteggiamento rude, fatta da gente umile e lavoratrice, i “rammignari”, che avevano elevato a proprio simbolo questo monolite senza porsi alcun quesito sulla sua provenienza anzi assegnandogliene uno poetico e fantastico: poggio delle streghe che controllavano i passanti e proteggevano i suoi abitatori.
Antonio Pio Iannone