IL CIELO CAPOVOLTO

IL CIELO CAPOVOLTO




IL CIELO CAPOVOLTO
CONOSCERE…RISCOPRIRE…AMARE

Conoscere per riscoprire. Riscoprire per amare. È un po’ questo lo spirito de “Il cielo capovolto”, la serata evento del 14 giugno che si svolgerà nella suggestiva cornice della Cappella della Madonna della Pace nel Santuario dell’Annunziata. Conoscere, o meglio, far conoscere il soffitto ligneo del Santuario giuglianese affinché si possa così riscoprire quello che la critica d’arte considera uno dei dieci soffitti cassettonati più belli ed importanti d’Italia ( e a questo punto non sarebbe azzardato dire d’Europa o del mondo).

Farlo conoscere, e quindi riscoprirlo come non lo si era mai visto. Per la prima volta, infatti, questo “cielo” di legno, oro e stucchi verrà svelato attraverso immagini esclusive, realizzate portando le telecamere ad oltre trenta metri d’altezza, lì dove potevano giungere solo gli sguardi di chi levava gli occhi. Per la prima volta si potranno così ammirare le cinque tele che lo ornano; cinque capolavori della pittura napoletana degli inizi del XVII secolo, realizzate da maestri come Massimo Stanzione, Giovan Vincenzo Forli e Giovanni Antonio D’Amato. Immagini straordinarie, che mostreranno anche la struttura architettonica di questo manufatto, gli antichi sistemi con i quali venne ancorato al soffitto della chiesa dell’Annunziata.

Vedere, quindi. Riscoprire, quindi. E allora, si spera, amare. Amare un capolavoro assoluto dell’arte barocca; un capolavoro per la cui costruzione occorse quasi un decennio e che costò agli amministratori del Santuario una cifra astronomica. Amare un capolavoro che è patrimonio in primis di tutta la città di Giugliano, e poi del mondo intero; un capolavoro che però da oltre dieci anni è negato, proibito. Interminabili lavori di restauro lo hanno infatti ingabbiato in una impenetrabile ragnatela di ferro e lamiere, tant’è che sono in molti a non ricordare più neanche come sia fatto.

Il cielo si è quindi capovolto, la luce è diventata buio e con lei, pare, anche la coscienza di questa città. “E gli uomini preferirono le tenebre alla luce” si avrebbe quasi l’ardire di pensare. Le tenebre sono la mancata indignazione per tanta bellezza negata, il non pretendere che la luce di quel tesoro, che è luce dell’intera comunità giuglianese, torni a splendere.

Conoscere per riscoprire. Riscoprire per amare. Amare questo tesoro, questa città, per dirsi ancora Uomini.