I pittori giuglianesi

I pittori giuglianesi




 

Aloisio (Luigi) Cacciapuoti.
Vissuto nel 1600, abbellì la sagrestia della Chiesa dell’Annunziata; sua è anche la Natività di Gesù, visibile nella stessa chiesa. La sua vita artistica fu breve, infatti abbandonò tele, oli e pennelli e si dedicò al notariato, professione di famiglia.    


Nicola Cacciapuoti.

Gli storici locali dicono che egli, allievo del Giordano, lavorò ai dieci ovali rappresentanti gli Apostoli, alla Fuga in Egitto (esposti nella Chiesa dell’Annunziata), alla soffitta di Santa Sofia e nella Chiesa di San Giovanni a Campo. In seguito Francesco Riccitiello gli ha giustamente attribuito dei lavori ad Aversa, Napoli ed altrove, senza indicare quali. Ignorato dal De Dominicis, fu riscoperto da Giuseppe Ceci nel 1891, rilevandolo dall’unico registro scampato all’incendio dell’Archivio della Corporazione dei Pittori. Il registro portava l’elenco dei soci dalla fondazione fino al 1728; Nicola Cacciapuoti fu accolto nel 1726. Giuseppe Cosenza riscoprì alcune opere rimaste ignorate per molto tempo: La vergine con Santa Caterina e San Carlo Borromeo sull’altare maggiore della Chiesa di S. Agata sui due Golfi; un quadro posto nella Parrocchia di Boscotrecase; L’Assunta, La Pentecoste, La missione data da Cristo agli Apostoli nella Chiesa e nella sagrestia dello Spirito Santo a Napoli e la decorazione dell’ abside della Chiesa del Gesù delle Monache. Altre opere del Cacciapuoti sono conservate nelle sale del Tribunale della Regia Camera. 

 


Emmanuela Cacciapuoti

Figlia di Nicola Cacciapuoti. La famiglia dei Medici arricchì i suoi palazzi di Giugliano e di Napoli delle sue tele raffiguranti nature morte e fiori, preferendola ad altri artisti. E’ una delle donne giuglianesi che si immisero nel tessuto sociale locale dando valore, con la loro presenza, agli aspetti in cui portarono la loro intelligenza e passione.  


Gregorio Mallardo

Alunno di Nicola Cacciapuoti, dipinse il soffitto dell’ attuale chiesa della Madonna delle Grazie. Le sue pitture, però, sono purtroppo state coperte con legno pregiato. Tra le sue opere ricordiamo: La visitazione di Maria SS. A Santa Elisabetta del 1750 e La visione della Donna ammantata di luce.
Egli fu anche scultore, per cui dalle sue mani uscivano graziose statuette di cera, gesso e creta.  


Giuliano Alfieri
(Giugliano 17-2-1864 – Napoli, luglio 1931)

Purtroppo di questo artista ci mancano notizie, sappiamo solo che apparve nei due studi del Comentucci: “Pittori italiani dell’ 800” e “Dizionario dei pittori ed incisori italiani”, nonché in “Un secolo di pittura” di Castelletto – Salezzo.  


L. Zenna e M. Coppola.

Nel 1896 restaurarono la tela sita nella volta della Chiesa della Madonna delle Grazie. M. Coppola sta forse per Mattia Coppola, ritenuto da Riccitiello “valente pittore dei nostri tempi”. A lui è dedicato il cosiddetto Vico Miciano.  


Pietro Di Martino.

Allievo di Luca Giordano, è citato da De Dominicis nell’opera “Vite di pittori, scultori ed architetti di Napoli” e da Francesco Riccitiello nel suo lavoro storico su Giugliano. Fu accettato nella Corporazione dei pittori nel 1702.


San Biagio, i dipinti di Pietro Di Martino
 

La visita guidata al complesso delle Monache Benedettine di San Biagio in compagnia di S. E. monsignor Angelo Spinillo organizzata dalla Consulta della Pastorale Universitaria nella serata di mercoledì 22 febbraio, mi offre l’occasione di trattare di un interessante ciclo di dipinti, realizzato dal pittore giuglianese Pietro Di Martino nel 1701, avente a tema la Vita di San Benedetto. Si tratta di una delle più complete descrizioni della vita del santo in Campania: con dodici scene, il ciclo aversano è secondo, infatti, per numero di episodi narrati, solo a quello eseguito, nei primi decenni del XVI secolo, da Antonio Solario detto lo Zingaro per il chiostro del Platano nell’ex monastero dei santi Severino e Sossio di Napoli, ora sede dell’Archivio di Stato, e a quello realizzato, tra il 1738 e il 1746, da Francesco De Mura nell’attigua e omonima chiesa benedettina. I dipinti della chiesa di San Biagio, inseriti all’interno di eleganti cornici modanate in stucco, si snodano tra la controfacciata e le finestre della navata, immediatamente al di sopra della trabeazione. Raffigurano, nell’ordine, da sinistra verso destra: San Benedetto tra le spine, San Benedetto e il corvo; San Benedetto e i pastori al sacro Speco di Subiaco; la Nutrice di San Benedetto e il setaccio rotto; il Miracolo della roncola, il Miracolo del serpe sotto la pietra, l’Abbraccio tra San Benedetto e Totila (con firma e data); San Benedetto che punisce il servo infedele, la Conversione del re Totila, San Benedetto che risuscita il figlio del contadino, San Benedetto che profetizza a Totila la sua morte, San Benedetto e il re Totila. A ben vedere, nel ciclo, il Di Martino, nell’intento di dimostrare come il santo di Norcia fosse stato tanto ricco di virtù soprannaturali, autorevolezza e potenza sì da giustificare appieno la glorificazione della sua vita e dell’ordine da lui fondato, ripercorre con un’efficace sintesi gli avvenimenti fondamentali della sua vicenda terrena: dai diversi episodi che lo videro interagire con Totila, a quelli in cui operò una serie di strepitosi miracoli, a quelli più propriamente legati alla sua scelta ascetica. Verosimilmente, però, nella stesura delle scene da rappresentare l’artista fu affiancato da un monaco del vicino monastero benedettino di San Lorenzo, che si avvalse, a sua volta, per la scelta e la descrizione dei suddetti episodi del secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno, scritto tra il 593 e il 594: il primo e, tuttora, il più importante e veritiero resoconto biografico della vita di san Benedetto giacché, come scrive lo stesso san Gregorio nel Prologo, gli avvenimenti che riporta gli furono raccontati dalle persone che gli erano state più vicine: «Non potrei conoscere tutti i fatti rilevanti e le azioni della sua vita: ma quei pochi, che ho intenzione di riportare ora, li ho saputi grazie a quattro dei suoi discepoli; Costantino, un uomo piuttosto prezioso e rispettoso che fu abate dopo di lui; Valentiniano, che ebbe in carico per molti anni l’abbazia in Laterano; Simplicio, che era il terzo superiore del suo ordine; e infine Honorato, che è l’attuale abate del monastero in cui iniziò la sua santa vita». Nativo di Giugliano, Pietro Di Martino, documentato dal 1691 al 1736, fu uno dei più fedeli e operosi discepoli di Luca Giordano che seguì, probabilmente, anche nel suo decennale soggiorno in Spagna, tra il 1692 e il 1702, come sembrerebbe confermare la mancanza di sue notizie in quel periodo a Napoli. Per il resto l’artista è ricordato da Bernardo De Dominici, il settecentesco storiografo dell’arte napoletana, quale artefice di «molte opere grandiose in pubblico e privato» tra le quali vanno segnalate i perduti affreschi con Fatti della Vita di sant’Antonio nella chiesa napoletana dell’Ospedaletto (San Giuseppe Maggiore), alcuni dipinti nella chiesa dei SS. Apostoli e in quella della Pietrasanta, sempre a Napoli e, soprattutto, il San Mauro in gloria per la chiesa omonima di Casoria, stimata da De Dominici «la migliore di tutte le sue opere». Nell’attigua arciconfraternita della Pietà affrescò con Storie della vita di Gesù, anche le pareti e la soffitta dell’oratorio e, forse, realizzò la Pietà, copia pregevolissima di quella del Ribera per la sagrestia della certosa di San Martino, che si osserva sull’altare. Le altre uniche opere note dell’artista si riconducono alla pala d’altare raffigurante l’Incoronazione di Maria Vergine per la chiesa di Santa Maria Mater Christi di Cerreto Sannita e alla grande tela raffigurante le Nozze di Cana, firmata e datata 1707, che, proveniente dal refettorio dell’antico monastero di Sant’Antoniello a Port’Alba di Napoli, è conservata in un grande ambiente (denominata Sala Gioiosa) del complesso, trasformato nel frattempo in sede della Biblioteca di ricerca dell’area umanistica dell’Università Federico II. Negli ultimi anni le ricerche archivistiche hanno permesso di restituire al pittore giuglianese anche gli affreschi con scene della Vita di san Nicola da Bari nella cappella dedicata al santo in Santa Teresa degli Scalzi a Napoli, precedentemente attribuiti a Nicola Malinconico. Il Di Martino morì nel mese di novembre del 1736 all’età di 78 anni.
Franco Pezzella ,da rivista  Istituto di Studi Atellani


Tommaso Malesci.

Ritrattista; nella Chiesa di S. Nicola si conserva un suo disegno rappresentante l’antica ubicazione del campanile della stessa, spostato per ampliare il Corso Campano. Altre sue opere si conservano a Roma, presso collezioni private.  


Medea Del Giudice.

Nata a Marano, ma morta a Giugliano, probabilmente ha realizzato alcune tele site nel Palazzo baronale, di proprietà della famiglia Palumbo.  


Sellitto.

E’ sua la decorazione posta nel palazzo di fronte alla Chiesa del Purgatorio e una dea fortuna dispensatrice di marenghi, oggi scomparsa.  


Salvatore Di Salvo.

Siciliano di nascita, ma cresciuto a Giugliano, operava ed insegnava a Napoli, al Corso Vittorio Emanuele. Nella nostra città lasciò almeno due opere: i ritratti del prelato Danese e di Donna Caterina Riccio, abitanti nel suo palazzo di Via Cumana.  


Mariano Di Salvo.

Fratello di Salvatore, fu scenografo a Cinecittà. Presso dei suoi nipoti dovrebbe esistere una sua opera rimasta incompiuta, raffigurante una contadina con tamburello e scialle. Fu anche un buon pianista e, ai tempi del cinema muto, animava le scene proiettate nella prima sala cinematografica giuglianese.  


Luigi Taglialatela.

Nacque a Giugliano nel 1877, fu figurista e quadraturista allo stesso tempo, decoratore e pittore molto prolifico, lavorò anche al di fuori del territorio cittadino e campano; molte sue opere, infatti, sono oggi conservate presso la Cattedrale di caserta, la Cattedrale di Cariati in Calabria, la Chiesa dei fratelli Maristi di Viterbo, la chiesa Collegiale del Gesù di Sora.
Intorno al 1936 lavorò al quadro di Marcellino Champagnat, fondatore dei Maristi. Nel 1949 si occupò del restauro di alcune tele, conservate nella Chiesa dell’Annunziata, tra le quali ricordiamo: Natività di Maria Vergine, S. Francesco con la Vergine, S. Pietro e Gesù che camminano sull’acqua. Con altri artisti decorò il carro della Madonna della Pace. L’opera che maggiormente racchiude la sua maturità artistica è rappresentata dagli affreschi che si ammirano nella Collegiata di Marcianise. Nella Chiesa di S. Nicola a Giugliano possiamo ammirare un’abside riccamente decorata in stile barocchetto con i quattro evangelisti e la Gloria di S. Nicola; non si può dimenticare il soffitto della Chiesa dell’Annunziata e la grande tela che rappresenta S. Giuliano, conservata nella Chiesa di S. Sofia. Molte sue opere si trovano anche in collezioni private; per circa un ventennio fu scenografo del Teatro S. Carlo di Napoli. Morì nel 1953.  


Francesco Iodice.

Del professor Iodice si conservano opere nelle varie Chiese locali e della provincia napoletana, nonché in case signorili; un Don Bosco è nella Parrocchia di S. Giovanni, mentre il Beato Nunzio Supplizio è nella Chiesa della Madonna delle Grazie. In occasione del Centenario dell’Incoronazione della Madonna della Pace, allestì il carro trionfale.  


Raffaele Iodice.

Insieme a francesco Iodice, allestì il carro trionfale in occasione del Centenario dell’Incoronazione della Madonna della Pace. Per lo stesso evento dipinse un quadro raffigurante un angelo; altra sua opera è Sacro Cuore di Gesù, del 1946, sito nella Chiesa della Madonna delle Grazie.  


Giulio, Paolo, Eduardo e Francesco Di Napoli.

Fini decoratori, riuscirono a dare alle loro tele il tono delle arti antiche. Le loro opere, come i loro restauri, si trovano in avrie Chiese del napoletano e in case signorili, specialmente del giuglianese.Giulio collaborò alla decorazione del carro trionfale della Madonna della Pace.  


Francesco Riccitiello.

Varie le sue esposizioni, con tele dense di significato morale e valore artistico. Ha esposto a Palazzo Maddaloni a Napoli e fu riportato nella “Piccola Galleria dei Sacerdoti pittori”, con importanti consensi di critica. Citato nel catalogo “L’arte è umanità”, in occasione della Rassegna allestita a Palazzo Reale a Napoli.


Gennaro Taglialatela Scafati.

Nacque a Napoli nel 1880, si dedicò fin da ragazzo alla pittura e al disegno, evidenziando, fin dai primi anni, le sue inclinazioni artistiche. Insegnò per lungo tempo alla Scuola di Disegno e Plastica di Giugliano, che ebbe grande importanza nella formazione dei giovani decoratori e artisti. Dipinse numerosi ritratti e si dedicò con cura alla riproduzione di opere di grandi maestri; compì svariati interventi di recupero e restauro di dipinti presenti nelle Chiese giuglianesi. Molti dipinti sono conservati in collezioni private di case patrizie e signorili della città; lavorò instancabilmente fino al 18 maggio 1961, anno della morte, provocata da un’ insufficienza respiratoria causata dal contatto con i colori.    


Giulio Starace.

Nacque a Giugliano nel 1887. Cresciuto in un ambiente familiare incline all’ arte, fin dai primi anni è evidente una sua spiccata e originale propensione artistica, tanto che s’ iscrisse all’Istituto di Belle Arti di Napoli e in seguito all’ Accademia di Roma, dove dimostra di seguire le linee indicate da Cifariello e Sartorio. Lavora in diverse città italiane ed europee, e, intorno al 1912, parte alla volta di Santiago del Cile. In seguito si reca in Brasile dove si sposa. Tra le sue opere più famose:Victoria regia, la Bontà raccoglitrice, la Forza e la Fede. Dopo una vita dedicata alla sua atre, Starace muore a San Paolo il 1 aprile 1952. Per sua volontà il figlio Carlo portò a Giugliano un Crocifisso bronzeo, che avrebbe dovuto essere collocato nella cappella di famiglia, ma che fu rubato e mai più ritrovato. Per onorare la sua memoria la città di Giugliano gli ha intitolato una strada.  


Luigi Guardascione.

Nato a Pozzuoli nel 1910, a soli sei anni perse entrambi i genitori a causa di una epidemia di spagnola. Rimasto orfano venne accolto nella casa dello zio Luigi Tagliatatela, Padre spirituale dell’ Ospedale Civile di Giugliano. Frequentò la Scuola Serale di Disegno diretta dal Prof. Gennaro Tagliatatela Scafati; in seguito seguì gli insegnamenti del Prof. Alfieri, artista di grande talento. Luigi Guardascione rappresenta perfettamente la figura di decoratore, tanto importante a Giugliano; egli lavorò con grande estro e precisione, che acquisì sicuramente dal suo maestro Luigi Tagliatatela, al seguito del quale lavorò in molte Chiese assieme all’ altro discepolo Giulio Di Napoli. Sempre a Giugliano,con il Tagliatatela, si occupò di vari lavori di restauro presso il Convento dei Cappuccini, il Vescovado di Caserta, la Chiesa di Santa Restituta di Sora, l’ Istituto dei Salesiani di Castellamare di Stabia, l’ Istituto dei Fratelli Maristi a Manziana.Nel suo tempo si dedicò alla pittura di cavalletto, eseguendo numerosi dipinti di genere religioso, nature morte, paesaggi, che si trovano in molte abitazioni signorili della città.


Mario Ronca.

Nacque il 21 marzo 1912, fu assistente di Luigi Tagliatatela, quando dipinse il quadro di Marcellino Champagnat presso l’ Istituto dei Fratelli Maristi, nel cui refettorio affrescò una parete con uno scenario napoletano di grande valore artistico. Collaborò alla decorazione del carro trionfale della Madonna della Pace. Sempre nella stessa manifestazione del Centenario dell’ Incoronazione, Ronca restaurò e dipinse frutta, fiori e conchiglie nella Chiesa dell’ Annunziata. Ancora ragazzino, compì un bellissimo affresco, oggi scomparso, nel palazzo seicentesco di via Cumana 14. Molti suoi dipinti si trovano in case private, rappresentano paesaggi e figure di rara bellezza artistica; dipinse sempre istintivamente e con immensa naturalezza, ottenendo egregi risultati. Ad una mostra collettiva nella galleria d’ arte di Pasquale Bova fu premiato con uno dei primi premi, per l’ intimità che trasmetteva la sua tela. Morì l’ 11 gennaio 1982.  


Luigi Marino.

Nacque a Giugliano il 23 febbraio 1913; da ragazzo si dedicò alla pittura e alla decorazione sotto la guida dei fratelli Iodice, i quali lo spinsero a seguire le sue inclinazioni e lo indirizzarono agli studi artistici.
Frequentò l’ Istituto d’ arte “Palazzi” di Napoli e successivamente il locale Magistero d’ arte, conseguendo il relativo diploma in pittura decorativa sotto la guida dei maestri Brancaccio e Viti. Si laureò in architettura presso l’ università “Federico II” di Napoli.
Fu docente presso la Scuola serale di disegno e plastica, e ne fu direttore per un periodo. Contemporaneamente insegnava disegno e storia dell’ arte negli istituti superiori. I suoi lavori figurano in varie Chiese della regione; in più occasioni gli organi di stampa e quelli radiofonici dell’ epoca si occuparono del suo operato. Morì a Giugliano il 15 Agosto 1988.


Mario Pacilio.

Nacque a Giugliano nel 1918; visse a Napoli, dove frequentò i corsi di pittura presso l’ Istituto d’ Arte e successivamente l’ Accademia di Belle Arti. Già assistente alla Cattedra di Incisione dell’ Accademia, ne diventò titolare dopo qualche anno. Tra i suoi studenti anche alcuni validi pittori giuglianesi, come Giosuè Marino e Mimmo Savino. Espose in varie parti del mondo riscuotendo sempre notevoli consensi dalla critica e dai visitatori. Molti suoi lavori fanno oggi parte di collezioni pubbliche e private. Morì a Napoli nel 1986. 

 


Antonio Scialò.

Nacque a Giugliano il 4 luglio 1925.
I suoi dipinti, raffiguranti paesaggi incantati, sono presenti in collezioni pubbliche e private a Genova, Ferrara, Latina, Milano, Roma. Nel 1976 gli fu riconosciuto il premio “Leonardo da Vinci” di Roma; nel 1980 il premio “Michelangelo” per le arti visive di Milano; nel 1982 il premio “La quercia d’oro” di Bologna; nel 1986 la “Palma d’oro d’Europa”; nel 1988 l’Accademia dei Maestri di Brescia gli assegnò il Gran Trofeo “Una vita per l’arte”.  

 

Fernando Rinaldo.
Nasce a Giugliano nel 1928; diplomato al Liceo Artistico di Napoli, consegue il diploma di laurea in Scenografia presso l’ Accademia di Belle arti di Napoli sotto la guida dei maestri Cesare Maria Cristini e Vetrini. Ha insegnato Architettura e Prospettiva presso il Liceo Artistico di Napoli, e ha curato gli allestimenti scenografici di numerose opere teatrali e programmi televisivi. Ha accomunato la passione per il disegno e la pittura alla passione per viaggi attraverso l’ Europa, e infatti fanno arte della sua produzione artistica numerosi appunti e disegni da paesaggi, figure e atmosfere che più lo colpiscono.   

 

Nicola Di Girolamo.

Nasce a Giugliano nel 1928; impressionista per quanto racchiude sia nelle figure che nei paesaggi; nelle sue opere, infatti, vi è la realtà del tormento, della sofferenza: visi di madri che accolgono tra le braccia l’ espressione apatica del figlio menomato; visi di donne, di uomini, ove la tristezza intima segna la rassegnazione e non la ribellione. Ha ricevuto una targa d’ oro della Regione Campania, coppe ed encomi, nonché critica positiva e consensi sulla rivista “Novella artistica”.  


Giuseppe Vitale.

Nacque a Giugliano nel 1934; per un periodo visse in Lombardia dove tenne numerose mostre, grazie alle quali ottenne riconoscimenti e consensi da parte della critica. Nel 1974 partecipò, a Milano, ad una Rassegna internazionale e a vari concorsi di pittura. Il miglioramento delle sue doti, fondate sull’ esperienza delle gallerie lombarde, esprime il suo desiderio di migliorare la società (vedi Vietnam) e la sua amarezza (vedi Solitudine). Nei suoi dipinti, tra i quali ricordiamo Maternità, donne dalle movenze eteree contrastano con la durezza della pennellata, volutamente aggressiva; gioia e dolore, nostalgia e ansia convivono nelle sue tele. Tornato a Giugliano, partecipa al Primo Concorso Regionale di Pittura (1983).E’ anche un fine musicista; suona, infatti, egregiamente la chitarra e il mandolino.  


Carlo Rinaldo.

Nasce a Giugliano nel 1941; si diploma all’ Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1964 sotto la guida dei maestri Emilio Notte e Giovanni Brancaccio. Il merito principale di un artista come Rinaldo è quello di muoversi alla conquista dello spazio e di collocare i suoi paesaggi con una rigorosità esemplare. Di un paesaggio, o di uno scorcio di esso, egli sceglie di mostrare gli aspetti che lo colpiscono di più, immettendo sulla tela la grande tradizione pittorica. Volume e luce sono fusi armoniosamente tanto da far vibrare il paesaggio rappresentato. La geometria diviene ispirazione per l’ artista, unico linguaggio per poter rappresentare spazi ideali e reali al medesimo tempo. Rinaldo ha tenuto numerose mostre collettive e personali, non solo in ambito cittadino.


Giosuè Marino.

Figlio dell’ architetto Luigi, Giosuè nacque a Giugliano il 25 maggio 1942. Si diplomò al Liceo Artistico di Napoli e dal 1961 al 1965 frequentò la Scuola Libera del Nudo e il corso di Pittura presso l’ Accademia di Belle arti sotto la guida di maestri del calibro di Spinosa, Brancaccio, Pacilio, Ciarrocchi e De Palma, assorbendo e rielaborando i loro insegnamenti artistici.
Il suo percorso artistico è fitto di tappe importanti testimoniate dalle numerose mostre collettive e personali non solo in ambito nazionale, ma anche internazionale, conseguendo e meritando una notevole fama derivante dalla sua comprovata bravura e originalità.  


Antonio Ianuario.

Nato a Napoli nel 1947, è un giuglianese acquisito. La sua passione per l’ arte inizia da giovanissimo; tra il 62 e il 64 la sua produzione artistica riguarda soprattutto l’ argilla, frequenta numerosi laboratori di ceramica artistica, perfezionandosi sia in questa fine arte che in quella delle maioliche. Consegue il diploma di geometra e subito si dedica completamente all’ attività artistica, esponendo i suoi lavori a Napoli, Milano, Roma, Bologna. Nel 1980 gli viene conferito il titolo di Membro onorario dell’ Accademia de “I 500” a Roma e dell’ Accademia fiorentina del “Machiavello”. Ottiene numerosi premi che testimoniano la sua bravura ormai unanimemente riconosciuta. Nel 1985 le sue opere vengono proposte al Palazzo dei Congressi di Roma, suscitando interesse e consensi. L’ opera scultorea in creta La fede è un’ espressione lucida di una vocazione a Dio nonostante siano vivi in essa i segni della sofferenza.Anche in Maternità, opera appartenente ad una collezione privata, si ha la sensazione di vedere l’ interno dell’ artista, e di incontrarvi la poesia, attraverso l’ abbraccio della madre che dà al figlio.


Mimmo Savino.

Nasce a Giugliano nel 1949 in una famiglia già abituata all’ arte, infatti due suoi zii, Gennaro Tagliatatela e Luigi Marino, erano professori di disegno e pittori. Frequenta il Liceo Artistico di Napoli, dove riceve gli insegnamenti dei maestri De Stefano, Spinosa e Pacilio; si iscrive all’ Accademia di Belle Arti ancora sotto la guida dei citati maestri. Nel 1967, poi, comincia ad insegnare presso l’ Istituto dei Fratelli Maristi di Giugliano. Nel 1969 ottiene la cattedra di disegno presso la Scuola media di Cerchiara di Calabria e quindi decide di trasferirsi nel paesaggio solitario e suggestivo della terra calabra, che impregna i suoi dipinti di quel periodo, ma che continua ad essere presente nelle tele più recenti. Frequenta l’ ambiente culturale locale collaborando all’ attività della galleria “Il Cosciale” di Castrovillari; entra in contatto con valenti critici quali Selvaggi, Bonavita, De Gaudio. Alla fine degli anni ’70, conosce Mimmo Rotella e comincia un’ intensa attività internazionale; seguono numerose mostre personali in Italia e all’ estero. Oggi è titolare della cattedra di disegno presso la scuola media “Ada Negri” di Villaricca; quale presidente della Pro-Loco di Giugliano si adopera per l’ arricchimento e la diffusione della cultura nella sua città.

 

Giovanni Tesone.
Nasce a Giugliano; ancora ragazzo dipinge da autodidatta, ma la sua attività e la produzione pittorica sono, senza dubbio, legate alle arti grafiche, avendo lavorato come tipografo. La sua produzione artistica guarda soprattutto al genere ritrattistica e delle nature morte, generi nei quali si fa più viva la sensibilità cromatica e figurativa. Ha eseguito svariati ritratti di personaggi importanti, come Giovan Battista Basile, Fabio Sebastiano Santoro. Ha esposto in gallerie e partecipato a rassegne antologiche, che ne hanno rafforzato la fama; ha riscosso unanimi successi nel campo artistico.

 

Nunzio Ruggiero.

Di origine irpina, ma pittore giuglianese di adozione, fa parte della nuova generazione di artisti formatasi presso l’ Accademia di Belle Arti di Napoli. Prevalente è la sua produzione di acquerelli, dove il paesaggio ha ruolo di protagonista; da esso il pittore ha volutamente tratto l’ essenzialità di determinati momenti coloristici attraverso giochi di luce e soprattutto passando attraverso linee d’ ombra, riflessi marini e solari. Ha partecipato a concorsi ed esposizioni personali e collettive.