Un altro dispendioso gioco era quello delle biglie, perché bisognava comprarle alla solita putechella, e con dieci venti lire non ci si riempivano certamente le tasche. Erano palline di vetro con un’anima coloratissima in trasparenza, del diametro di circa un centimetro; costituivano un piccolo capitale per tutti i ragazzi, che pertanto cercavano di incrementare con giochi di destrezza, come si faceva con i giocatori e i catenielli. Ma il gioco, si è detto, consisteva soprattutto nella sfida, nella competizione e nell’orgoglio di mostrare un copioso bottino. Con le biglie si giocava alla Buca, al Fussetiello, a Zicchetiello e ‘A picchià. Questo era il gioco più originale e difficile, perché si richiedeva un’attenta raffinata perizia ed una precisione straordinaria nel calibrare il tiro. Era uno scontro diretto tra due o più giocatori, che con la propria pallina dovevano cercare di picchiare quelle degli avversari, cioè colpirle.
Il primo giocatore lanciava la pallina lontano o dietro un riparo che ne occultasse la vista o costituisse una difficoltà per chi avrebbe tentato di colpirla. Il secondo giocatore lanciava a sua volta la pallina cercando di metterla in posizione strategica per non essere colpita e per potere eventualmente colpire le altre. Così si comportavano tutti i giocatori; poi iniziavano le manovre di scontro e avvicinamento. Quando si tentava di picchiare, si tirava forte in modo da allontanarsi in caso di fallimento. Di solito si rispettava una precisa modalità nell’effettuare il tiro di picchiata; dalla base della propria pallina si puntava in avanti il doppio palmo della mano sinistra, partendo con il pollice e facendo un’evoluzione in avanti fino a puntare a terra il mignolo, in modo da posizionarsi con il pollice proteso in avanti. Si atteggiava la mano destra a pugno, costituendo con il pollice e l’indice una leva di lancio, sulla quale era stretta la pallina. Si posizionava così la mano destra davanti al pollice della sinistra e si lanciava la pallina in picchiata verso un’altra pallina. La pallina picchiata era vinta e il giocatore aveva il diritto di effettuare un altro tiro per picchiare le altre palline in gioco. Si procedeva a turno, esponendosi coraggiosamente, perché non era molto apprezzata la possibilità di temporeggiare e di sottrarsi eccessivamente alla sfida. Al momento di picchiare si aveva la possibilità di sostituire la pallina in gioco con un’altra più grossa, detta Pachialone.
Le biglie con una diversa accentuata colorazione si distinguevano dalle altre, raddoppiandone il valore, ed erano dette Cinesine. Oltre alle biglie di vetro, si aveva una disponibilità limitata di biglie di acciaio, ricavate dai cuscinetti a sfere degli autocarri; queste,in picchiata, potevano essere micidiali per le biglie di vetro, perché riuscivano a scardarle se non addirittura a spaccarle.