Francesco e Joe Petro

Francesco e Joe Petro




Il lavoro di ricostruzione storica è lungo e faticoso, per certi versi anche ripetitivo. Parlare del potente di turno, ricostruirne le gesta e la genealogia è cosa più semplice che inanellare migliaia di dati che alla fine daranno il solo dato della aspettativa di vita, in una certa località, in una certa epoca. Dato che deve essere comparato con quanti altri se potranno trovare nella letteratura statistica. Se non si porta avanti questo lavoro non si capirà mai la sinergia di una data comunità con quante le sono attorno e con quella che è la struttura economica, sociale e culturale della realtà coeva.
I rapporti sociali, economici , familiari che aiutano a dare il senso alla frase ”la storia è maestra di vita”, sono contenuti nella forma più arida creata: quella degli atti notarili. Testamenti, capitoli matrimoniali, affitti, vendite, permute danno la dimensione di una struttura economica alla base dei rapporti sociali. Tramite questo studio si può capire, se lo si vuole, in assenza non si muore, perché una comunità si è evoluta in un modo o in un altro.
La domanda iniziale del mio lavoro di ricerca è stata una sola: la provenienza delle fonti economiche alla fase della riedificazione delle due chiese pubbliche di Giugliano. Santa Sophia e la Annunziata sono state riedificate, in contemporanea, a cavallo tra il 1500 e il 1600. Ovunque provenissero le risorse dovettero essere risorse notevoli e continue.
Questo porterebbe a pensare ad una realtà florida ed economicamente opulenta. In parte , forse, era cosi ma nelle pieghe di ogni opulenza vi è la tragedia umana , quella che se descritta non appassiona nessuno.
La mia ricerca, però, ha sempre un occhio particolare verso gli invisibili ed anche in questa occasione sarà cosi.
Due storie, contemporanee, quasi come se proiettate in uno specchio, anche se uno specchio distorto.
Francesco aveva 16 anni quando lo trovano morto nel suo tugurio. Non è un termine utilizzato nei registri di morte, di norma si indicava che la persona è defunta nella sua abitazione o in una certa località. Francesco a 16 anni e viene trovato morto “ nel suo tugurio”. È il 28 settembre del 1648. Viene alla mente un ricovero per animali, nello sporco, nelle sue stesse deiezioni. Forse era malato, forse vittima della violenza di chi gli dava da sopravvivere in cambio di una fatica. Non lo sappiamo. Sappiamo che la sua vita non era stata facile. Alessandra , la madre, era morta a 33 anni , il 3 febbraio dello stesso anno, del padre, Antonio, i registri parrocchiali non ci danno informazioni. Tra i tanti dei quali ho registrato i dati, per le statiche finali, Francesco meritava , per un attimo, di essere ricordato. Lui che tra tanta opulenza e rinascita edilizia moriva “ nel suo tugurio”.
Joe Petro, invece, nasce povero o forse schiavo islamico. Ho scritto varie volte di questa abitudine di battezzare giovani di ambo i sessi, e redimerli dando loro un cognome nostrano. Molte volte schiavi di famiglie giuglianesi altre volte diventati membri effettivi di queste stesse famiglie. Questa usanza ci ha fornito, attraverso i registri di battesimo, la conoscenza di una realtà altrimenti persa nel tempo. Dunque il nostro Joe Petro era un sacerdote con tanto di nome e cognome nostrano però con due indizi: il soprannome de “ il turco” e la precisazione che era stato portato al battesimo da Andrea Taglialatela. Non sappiamo a quale età questo si avvenuto , dobbiamo ipotizzare in età giovanile. Il termine con il quale si apre il certificato di morte , avvenuta, il 2 novembre del 1649, a 36 anni, a causa di una infezione di difterite , il famigerato “morbo gutturis”, il “male in canno”, del quale era stato vittima il nostro Giovanbattista Basile qualche anno prima, apre uno scenario sulla sua provenienza.
Mancipio. Un termine giuridico molto antico risalente al diritto romano che stava ad indicare, tra altre cose, la condizione di uno schiavo emancipato. Non entro nel merito dell’esame del termine e dell’istituto giuridico indicato, chiunque può farlo consultando on line la enciclopedia Treccani, cerco solo di capire quanto fosse inclusiva e contrastante una comunità, tutto sommato, statica demograficamente, nel trasferire il proprio cognome a giovani islamici e di varie etnie e , nel contempo assistere alla morte di un ragazzo di 16 anni in un tugurio.
Si potrebbe dire due volti di una stessa medaglia. Lo straniero, in questo caso, è stato Francesco.
Jeo Petro diviene sacerdote ma non perde la indicazione geografica, diremo. Patisce in gioventù, si emancipa, assume un ruolo importante ma un male comune ne stronca la vita a 36 anni. Francesco, invece , dalla vita non riceve nulla, solo il lato di sofferenza.
Storie umane scritte negli aridi registri dei morte delle nostre parrocchie.

Antonio Pio Iannone