Il registro battesimi della parrocchia di san Giovanni e i nomi femminili scomparsi.

Il registro battesimi della parrocchia di san Giovanni e i nomi femminili scomparsi.




 

La catalogazione informatica dei registri parrocchiali di Giugliano è stata la fase che ha seguito la catalogazione fotografica degli stessi. Per coloro che da poco si sono aggiunti alla nostra comunità riepilogo velocemente: in circa due anni di lavoro io e Mimmo Savino abbiamo operato oltre 40.000 scatti fotografici per repertare gli oltre 100 registri che coprivano l’arco che partendo dal 1550 arriva alla fine del 1800.

Probabilmente Giugliano è l’unico posto in Italia che ha una anagrafe informatica che, allo stato, copre parte del XVI secolo e parte del XVII, ed è, ad oggi, ancora in continua fase di realizzazione.

Avere tra le mani una raccolta di atti redatti oltre 500 anni prima trasmette una emozione unica: la certificazione della nascita di un bambino, quella di un matrimonio o di un funerale, ti porta, per lunghi istanti, in una epoca lontana. Immagini le scene di uomini e donne raccolti in preghiera, gli interni della Chiese, in parte immutati, le penombre, l’odore di incenso profuso per coprire gli odori dei cadaveri seppelliti a poca distanza.
Per molti dei bambini, dei quali puoi leggere i nomi dei genitori, della mammana, dei padrini di fonte e del sacerdote che li sottrae all’inferno, conosci , tu che leggi dopo cinque secoli , la durata della vita: sovente breve.
Una croce affianco al nome, la parola “oblit”, ed una data, indicano la breve permanenza su questa terra. Qualche volta è indicato anche il luogo di inumazione ed in assenza di questa sai che quel bambino è finito nel “trabucco”, la fossa comune all’interno del recinto sacro.
Pian piano cominci a seguire storie di coppie che, a cadenza regolare, festeggiano la nascita di un figlio salvo, poco dopo, celebrarne il funerale. Pian piano cominci a fare il tifo per loro, a partecipare al loro dolore, un dolore vecchio di centinaia di anni. Pare conoscerli, saperli in volto, percepirne i sorrisi e immaginarne i pianti sconsolati. Poi per tutti, o quasi tutti, arriva la felicità: un bimbo nasce e continua a vivere.
Il primo registro che ho informatizzato è stato quello della parrocchia di san Giovanni. Un registro che parte dal 21 agosto del 1554, con il battesimo di Donato de Leya figlio di Lillo, portato nella chiesa di Sant’Anna dalla “mammana”, Donna Pianese, e battezzato dall’abate Loyse Basile.
Proprio don Loyse è il protagonista della storia che vado a raccontarvi.
Sono passati circa 40 anni dal battesimo del piccolo Donato e, come è nella logica della vita, a don Loyse subentrano altri sacerdoti e questi, come sempre accade, vanno a fare le pulci all’operato del predecessore.
Il reverendo Giuseppe de Ortu è candidato a reggere la parrocchiale affidata momentaneamente ad un nipote di Aloysio. Era prassi quasi normale questo succedersi di zii e nipoti nella conduzione di una chiesa, del resto la divisione in parrocchie per ambiti geografici arriverà tra qualche anno, per ora la parrocchia è il luogo di identità di vari nuclei familiari.
Il reverendo de Ortu è assistito da Joe Battista Pettenata, già assistente di don Aloysio, al quale assegna un compito. Le risultanze di questo lavoro di indagine hanno fornito la risposta ad un dubbio che mi assillava man mano che informatizzavo il registro dei battesimi: la mancanza, da un certo periodo in poi, salvo rari casi, di battesimi riferiti a bambine, insomma non riuscivo a dare una spiegazione al fatto che nella parrocchia non nascessero più bambini di sesso femminile.
Basti pensare che nei sei anni compresi tra il 1586 e il 1591 vengono registrati 227 battesimi di bambini di sesso maschile e 11 battesimi per nascituri di sesso femminile.
San Giovanni era la parrocchia che inglobava la gran parte del territorio, quello della espansione demografica del 1500, che partiva dalla attuale confine con il Comune di Melito per finire a Licola e Varcaturo. Insomma una situazione inspiegabile. Continuavo ad inserire dati riferiti a nascituri di sesso maschile continuando a scervellarmi alla ricerca di un perché.
Il 22 maggio 1598 è il giorno della risposta. Dopo la certificazione di battesimo di Ottavio Pianese, figlio di Giovan Camillo e Diana Cacciapota, Joe Pettenata scrive nel registro una annotazione: per ordine del nuovo parroco ha trascritto i nominativi riportati in elenchi e cartellini redatti da Aloysio Basili e dallo stesso Pettenata e mai trascritti nel registro battesimi. De Ortu ne dispone la trascrizione con la dichiarazione della veridicità sia di quanto inserito nei cartellini che di quanto riportato nei registri per suo ordine.
Cosi tutti i nominativi femminili tornano al loro posto.
Parrebbe una normale situazione di mala gestione burocratica e forse lo è ma resta il dubbio del perché nello stesso periodo siano stati riportati correttamente i dati inerenti i nascituri maschi e del perché l’omissione abbia riguardato principalmente i nascituri di sesso femminile.
Forse, ed è una mia ipotesi, la chiesa del dopo Concilio di Trento dalle nostre parti ha avuto come sua primaria attività il contrasto alla visione femminile del sacro. I registri rimandano ad una pletora di bambine che vengono battezzate con nome di Diana o Dianora, indubbi richiami a passate forme di religione, mentre è quasi assente l’uso del nome Maria.

Le patrone del casale sono state sempre figure femminili: Anna, Giuliana, Sophia e la Maria della Pace, di recente arrivo ma di travolgente predominio tra le masse popolari. Il lavorio per arrivare a sostituire quella visione con una altra maschile si concretizza con l’arrivo delle reliquie di san Giuliano e la sua elezione a patrono del casale, cose che avverranno qualche decennio dopo i fatti narrati. L’attività sotterranea svolta con rigore ecclesiastico deve avere coinvolto a tal punto Aloysio ed il suo assistente Pettenata da escludere ogni presenza femminile dalle loro vite e dalle loro menti, seppur sotto forma di nomi da inserire in un libro di funzioni sacre. Sarà questa la spiegazione? Oppure si tratta di un caso di pura e semplice misogina? Non lo sappiamo. Di certo è il segno di una epoca passata che tende, però, ad affacciarsi nella quotidianità di una società, quella odierna, che ritorna sovente alla voglia della magia per spiegare le proprie ansie e le proprie angosce.

Pio Iannone