Il gioco del Palmo e ‘nu ‘nzerracchio consisteva nell’abilità di calcolare e calibrare il proprio lancio su una distanza imposta dall’avversario. L’area di gioco non era esattamente delimitata, ma era praticamente imposta dal primo giocatore, che lanciava il proprio tappo nella direzione che voleva e ad una distanza variabile, che poteva essere di qualche metro oppure di cinque o dieci o venti metri.
Lanciato il tappo, il secondo giocatore gli chiedeva “Quanto mi dai? “, ovvero quale distanza di tolleranza massima gli era concessa per avvicinarsi al tappo del primo giocatore. Questi proponeva una misura calcolata in palmi, ‘nzerracchi e dita, ovvero poteva rispondergli, ad esempio, “Tre palmi e ‘nu ‘nzerracchio”. Con il palmo si indicava la misura corrispondente alla distanza tra la punta del pollice e quella del mignolo, tenendo la mano distesa. Lo ‘nzerracchio era la distanza tra le punte del pollice e dell’indice. Per dito si intendeva lo spessore della sua circonferenza e non la sua lunghezza.
Se il secondo giocatore riteneva di poter realizzare con successo quel tiro, vi si cimentava; altrimenti provava a contrattare per ottenere una misura maggiore; se non la spuntava, rimetteva il proprio tappo al primo giocatore, il quale doveva tirare cercando di coprire la misura che egli stesso aveva imposto. Se non ci riusciva,vinceva il secondo giocatore, e il ruolo-guida del gioco passava a questi, che lo proponeva al terzo giocatore, e così via. Con questo gioco si affinava notevolmente la capacità di tendere ad un bersaglio e di colpirlo.
Una variante più complessa di questo gioco era detta Strisciammuro e consisteva nell’effettuare il tiro indiretto in avvicinamento al bersaglio, ovvero il tappo del secondo giocatore doveva essere strusciato, cioè lanciato sul muro calcolando l’angolo di incidenza e la potenza del tiro per imprimere la velocità necessaria per farlo accostare al tappo del primo giocatore. Le altre modalità del gioco erano quelle del Palmo e ‘nu ‘nzerracchio.