Una svolta per il recupero di Liternum? Il sito archeologico di Giugliano tra speranze di rilancio ed abbandono

Una svolta per il recupero di Liternum? Il sito archeologico di Giugliano tra speranze di rilancio ed abbandono




 

GIUGLIANO. È di pochi giorni orsono il contemporaneo succedersi di due importanti avvenimenti riguardanti Liternum. Il primo avvenimento è illustrato nel comunicato della Città metropolitana (la ex Provincia di Napoli) con il quale si informa che la rappresentanza Napoletana è andata a Siena, all’incontro promosso dell’Unesco, per promuovere una serie di siti archeologici della Provincia di Napoli, tra i quali Liternum, all’interno dei percorsi archeologici offerti alla attenzione dei tour operator mondiali. In questa occasione sono stati portati alla ribalta internazionale siti come Cimitile e la basiliche paleocristiane, i Campi Flegrei, Poggiomarino con il sito protostorico di Longola, Boscoreale con l’antiquarium, Striano e le sue tombe, i siti reali borbonici. Accanto a questi, appunto, Liternum. Tutti vanno ad affiancare siti già tutelati dall’Unesco come il Centro Storico di Napoli, Pompei, Ercolano, Torre Annunziata, Nola coi suoi gigli. Insomma Liternum, finalmente, assurge al ruolo di importanza storica che merita da sempre. Non tutti, però, conoscono le vicende storiche di questa località posta accanto al Lago di Patria. Facciamo un veloce riassunto. La zona abitata sin dall’epoca preistorica ha visto insediarsi accanto alle rive del lago, non molto distante dal mare, popolazioni etrusche ed osche sino ad arrivare al 194 a.C. quando i romani vi fondarono una colonia per reduci di guerra assegnando loro superfici di terreno da lavorare e coltivare. La città ebbe una buona espansione commerciale e, con le fini sabbie del litorale, produsse vetri di buona qualità. La fine della sua esistenza la volle trascorrere in questi luoghi Scipione l’Africano, dopo lo sdegnoso abbandono di Roma per le accuse ricevute. Per il suo essere posta accanto a luoghi del mito come Cuma e la sua sibilla non ha mai goduto del rilievo cui la normalità storica voleva fosse destinata. Sopravvisse fino al V secolo d. C. fungendo anche da luogo della fede Cristiana, con il tempio di santa Fortunata, e sino all’arrivo dei barbari di Genserico che la rasero al suolo. Secondo la tradizione parte dei suoi abitanti, in fuga dinanzi alle orde barbariche, si ritirarono nell’entro terra dando vita al nucleo iniziale di quella Giugliano citata nelle fonti sin dal X secolo.

Poi la zona paludosa e il fiume Clanio, che esondava ripetutamente, ricoprirono quello che restava della città di Liternum. Arriviamo al periodo fascista quando un rinnovato interesse per la storia antica, in particolare quella romana, portò alla individuazione del foro e delle parti recuperate, uniche sino a qualche anno orsono. Amedeo Maiuri e il sovrintendente alla belle arti Chianese, di Villaricca, furono gli artefici della rinascita di Liternum come luogo delle storia universale. Poi ritornò il periodo buio liternino. La zona divenne oggetto di poca attenzione e di totale disinteresse da parte della amministrazione giuglianese, sotto la quale ricade, e cominciarono le edificazioni di mega parchi e la realizzazione di opere infrastrutturali, che seppellirono definitivamente gran parte di Liternum. Parliamo del decennio 60/70 del secolo scorso. Quello che rimase suscitò l’interesse di una parte, piccola in verità, della “intellighezia” locale e cominciò il dibattito per un progetto di un polo museale all’interno del quale far confluire i reperti custoditi dalla soprintendenza.

Questa a sua volta, mentre fremeva il dibattito locale, attraverso altre campagne di scavo, recuperava altro materiale che servì a ribadire la importanza del sito. Anche all’estero cresce l’interesse per Liternum. Campagne di scavo condotte da esperti e messe in atto da studenti stranieri vengono esaltate sulla stampa locale che in ogni occasione scopre Liternum. Il frutto delle attività sono altri numerosi reperti. Sarebbe stato necessario un intervento della amministrazione locale per dare vita al primo nucleo di un antiquarium dove potere far confluire i reperti. Insomma una idonea struttura corredata da sale di esposizione e sale per laboratori. Sarebbe occorso un sprint decisionale. Invece si da vita ad una tragedia fatta di parole: occorre un locale dove sistemare i reperti ? Ci sta una soluzione veloce: un bel museo in un palazzo abusivo sorto dinanzi al sito. Anzi no. Il palazzo è abusivo, lo demoliamo e costruiamo un museo ex novo. La pro-loco, diretta da Mimmo Savino, continua a sfornare e protocollare progetti più realizzabili proponendo la destinazione di una delle chiese pubbliche dismesse a luogo della memoria. Il disdegno dei pubblici amministratori per queste proposte articolate e fattibili è totale. Siamo a cavallo degli anni 80 del secolo scorso. Alla fine i reperti finiscono in una stanza della Stazione dei Carabinieri di Lago Patria e successivamente trasportati nei locali della Soprintendenza. Scompare ogni attività locale tesa alla realizzazione di un museo o meglio di antiquarium. Veniamo al secondo avvenimento positivo. L’apertura straordinaria, nel Castello di Baia, della sala ove sono esposti parte dei reperti ritrovati a Liternum. Straordinaria perchè di norma la sala è chiusa. La serata organizzata dalla Soprintendenza ha dato modo di potere toccare con mano quanto fosse vasta Liternum e quanto fosse importante nell’ambito della economia del bacino del mediterraneo. I reperti, le illustrazioni e le descrizioni elaborate dagli studiosi hanno accompagnato i presenti lungo il percorso della storia della città e degli studi e dei ritrovamenti compiuti da esperti italiani ed internazionali. Insomma una iniziativa positiva alla quale poteva e doveva fare da sostegno una rappresentanza della civica amministrazione che tanto ha creduto nella scelta della Città Metropolitana da inviare a Siena una delegazione di assessori giuglianesi. Addirittura si poteva ipotizzare una sponsorizzazione mediante la divulgazione della iniziativa a mezzo battage pubblicitario di stampa e tv. Un poco come i battage per le festa ricorrenti in paese. Invece non è stato cosi. Ed è stata questa la nota negativa della serata. Non un consigliere comunale, non un rappresentante della giunta, ne il sindaco hanno sentito la necessità e la cortesia di ringraziare, con la presenza, la soprintendenza per la sensibilità dimostrata. Soprattutto di sostanziare, con la presenza, la spedizione senese. Dimostrare, con la presenza, che la volontà di lanciare Liternum come sito archeologico mondiale, manutenerlo, creare le condizioni di fruibilità, collocarvi accanto un antiquarium che renda la visita completa, fosse una volontà reale. Purtroppo questa assenza fa temere che si perpetui la costante attività verbale verso Liternum, attività che non produce alcun ritorno né economico né culturale ma solo il declino di una perla della storia della civiltà occidentale.

di Antonio Pio Iannone