Qualche curiosità tratta dal catasto onciario del 1753 a Giugliano

Qualche curiosità tratta dal catasto onciario del 1753 a Giugliano




 

La amministrazione della chiesa di santa Sophia pagava 10 carlini annui, nel mese di gennaio, a colui che alzava ed abbassava il ponte. Penso un piccolo ponte di legno, una passerella, per permettere il transito sul rivolo d’acqua che, scendendo dai Camaldoli e passando per Licoda, raggiungeva la zona di Friano ( Aversa) transitando per il Convento dei Monaci. Rivoletto che in caso di abbondanti precipitazioni diventava un corso d’acqua pericoloso. Come narra don Agostino Basile.

La amministrazione della Chiesa della Annunziata pagava 44 carlini annui la caricatore dell’orologio. Non era quello situato sul campanile attuale. Al momento della rilevazione il campanile era ancora quello antico la cui collocazione era, a mio parere, diversa.
Si è sempre detto e letto che la chiesa di san Giovanni al campo, odierna Madonna delle Grazie, dopo l’abbandono ed il trasferimento della parrocchiale nella sede attuale, fosse abitata da un romito, un eremita. Questo dà la dimensione della lontananza dal centro di Giugliano, al momento, di una chiesa oggi attorniata da una moltitudine di case. Oggi sappiamo il nome di quell’eremita, o almeno di quello che svolgeva quel compito nel 1753, si chiamava Ciccarelli Francesco. Aveva 60 anni e fu tassato come bracciante.
La congregazione del SS. Sacramento, eretta nella parrocchiale di san Giovanni Evangelista, è quella che presenta le spese più caratteristiche di una comunità di mutuo soccorso, indicative di una vita comunitaria alquanto dinamica: spendeva 10 ducati annui per l’acquisto di 33 rotoli di zucchero da distribuire ai confratelli maschi nel giorno del Corpus Domini, impegnava 8 ducati per l‘acquisto di 66 bicchieri di cristallo da distribuire, nella stessa ricorrenza, ai confratelli ed alle consorelle, impegnava carlini 5 per l’acquisto di scarpe per i nuovi confratelli che aderivano alla congregazione, assegnava 2 carlini al giorno ai confratelli infermi e dava 5 carlini, al frate riformato, per ogni notte trascorsa al capezzale del confratello moribondo.

Pio Iannone