Spesso leggiamo che la nostra “zingarella” è stata incoronata tre volte, la prima nel 1749 e le altre due a distanza di cento anni l’una dall’altra. Potrebbe sembrare, ed in gran parte lo è, un gesto di venerazione dei giuglianesi verso il sacro simulacro, in verità è il segno della fama miracolosa e della diffusione del culto della nostra Madonna della Pace nel panorama Mariano italiano.
Andiamo a scoprire l’origine di questa tradizione di culto per comprenderne l’importanza.
La consuetudine d’incoronare le immagini della Beata Vergine, in forma solenne e pubblica e poi con un rito liturgico, la troviamo diffusa in Occidente a partire dalla fine del secolo XVI°. Iniziatore di questa tradizione si vuole sia stato il cappuccino fra Girolamo Paolucci de’ Calboli da Forlì vissuto tra il 1500 ed il 1600.
L’opera di fra Girolamo, nata da una fervente devozione a Maria, si distingue per la sua impronta prettamente popolare collocandosi nell’ambito dell’azione pastorale del periodo successivo al Concilio di Trento, caratterizzato da intensa predicazione tra le masse popolari.
Nella prassi seguita da fra Girolamo, l’incoronazione della Vergine avviene al termine di un ciclo di predicazione, di cui costituisce una degna conclusione preceduta anche da un momento penitenziale, poiché l’argento e l’oro con cui viene confezionata la corona sono spesso frutto di una raccolta di oggetti di valore tra i fedeli.
L’iniziativa di fra Girolamo venne ripresa da un altro cappuccino, fra Fedele da S. Germano († 1623), al quale si deve la solenne incoronazione della Madonna di Oropa nel 1620, e da altri confratelli che fondano la Pia Opera dell’Incoronazione. Tra i fedeli cui fra Girolamo trasmette l’amore per questa forma di pietà Mariana emerge Alessandro Sforza Pallavicino, conte di Borgonovo (Piacenza). Il Pallavicino, con testamento del 3 luglio 1636, dispone un cospicuo lascito a favore del Capitolo di San Pietro in Vaticano, affinché dopo la sua morte provveda a coronare le immagini più celebri della Vergine. Ha così inizio quella serie di incoronazioni eseguite a nome del Capitolo Vaticano, che ancora oggi prosegue.
Quindi l’incoronazione di una effige o di un simulacro Mariano presuppone una importanza sia di grazie concesse che di devozione diffusa.
Doveva essere tale la diffusione del culto della nostra statua che sin dagli inizi del 1700 gli eletti del paese avevano cominciato a porre in essere le attività necessarie sia al riconoscimento della Madonna della Pace come “patrona meno principale” di Giugliano che per la sua incoronazione.
La richiesta di “patrona meno principale”, ricordiamo che il principale, da quasi un secolo, era San Giuliano, fu firmata, nel 1739, dagli Eletti e da 238 cittadini deputati. La richiesta fu approvata dal clero cittadino. La Santa Sede approvò quanto richiesto con una disposizione del 22 aprile 1741, ordinandone la festa il 3 maggio. Cosi, il 7 maggio dello stesso anno, i Governatori della cappella , avvalendosi del privilegio ottenuto da papa Benedetto XIV°, proclamarono la Madonna della Pace “patrona meno principale” di Giugliano.
Il 6 dicembre 1745 il vescovo di Aversa inoltra la richiesta al Capitolo Vaticano per la incoronazione della Madre mentre i Governatori della Cappella inoltrano la richiesta di incoronazione del Figlio. Sostenitori della causa furono padre Paolo Pinelli , generale dei Minimi, e don Paolo Taglialatela dei Pii Operai, prelato molto ascoltato dal papa per il suo ruolo di capo del santo uffizio, ambedue giuglianesi.
Le richieste vennero accolte e fu disposto all’orafo Bartolomeo Borioni di eseguire le due corone prelevando la somma di 138 scudi dal legato del conte Alessandro Sforza.
Il 25 maggio 1749 avviene l’incoronazione. Delegato pontificio è il mons. Giuseppe Simonio Assemani, archivista vaticano e storiografo del regno di Napoli. Nella relazione finale, che inoltra a Roma, elogia la cortesia della città, la sua cordialità e la fede del popolo. Cita, ed è la prima volta, il volo dell’angelo.
Due bambini in Piazza del mercato, dinanzi alla chiesa di santa Sophia, compiono il volo tra il tripudio della folla e la curiosità di conti e nobildonne convenute per l’occasione.
Nel 1849 in occasione del 1° centenario si procedette alla seconda incoronazione. Alle colonne di Giugliano fu innalzato un arco di tela dipinto ed illustrato che di notte veniva illuminato per indicare ai passanti l’occasione sacra. Tutte le vie del paese furono trasformate in viali alberati ed illuminati di notte con “variopinti panierini”. Nella Piazza del marcato venne realizzato un palco a modo di anfiteatro ed un altro in stile gotico in piazza dell’Annunziata. Le scenografie furono curate dall’arch. Luigi Vitolo di Giugliano. I palchi nelle due piazze ospitarono concerti di bande musicali militari.
È il 1949, da poco è terminato l’immane disastro della seconda guerra mondiale. Lutti e rovine sono presenti negli occhi e nella mente della popolazione. È l’anno vigiliare del Giubileo Universale dell’Anno Santo, indetto da Pio XII°, ed il secondo centenario della Incoronazione. Viene celebrato in modo degno e fastoso.
Per la creazione delle due corone, questa volta, come un ritorno alle origini del 1600, il metallo prezioso e le gemme furono raccolta tra la popolazione: 481 cittadini offrirono oggetti d’oro e brillanti per un peso di oltre 14 chili, ed altri 115 cittadini offrirono sottoscrizioni per un totale di 150 mila lire. Durante i festeggiamenti furono raccolti tra tutti i giuglianesi 9.500.000 lire.
L’evento, previsto per il 31 maggio fu preceduto da una notevole attività di preghiera e meditazione.
Il 6 febbraio alle ore 4 del mattino la città fu svegliata dal suono delle campane e dallo scoppio di mortaretti che chiamavano gli uomini di ogni età a recarsi nella chiesa della Annunziata per chiudere la missione tenuta dai padri Gesuiti. Furono necessari otto sacerdoti per permettere alla moltitudine di uomini che gremiva la chiesa di accostarsi alla Eucarestia. Una lunga processione fece seguito alla sacra celebrazione. Nella penombra che precede l’alba il lungo corteo è aperto da uno stuolo di fanciulli seguito da una massa di uomini divisi in quattro fila. Le donne hanno illuminato il percorso con ceri, lampade elettriche e bengala.
In piazza del Mercato il corteo si ferma.
Durante la parola dei predicatori gli orafi Gregorio Marchese e i fratelli Domenico e Raffaele Pennacchio danno vita alla fusione dell’oro offerto nel crogiuolo posto accanto al Crocefisso, ricavandone il lingotto dal quale sarebbero state ricavate le corone. Al termine di questa cerimonia il corteo si sciolse permettendo la formazione di quello delle donne. Un numero immenso di bianco vestite percorse il corso Campano, il Selcione, via Licante per arrivare nella piazza della Annunziata dove si ripetette lo stesso rito che nella mattinata aveva visto protagonisti gli uomini della città.
Sono sicuro che 2049 ci sarà la quarta Incoronazione della Madonna della Pace perché la fede e la devozione dei Giuglianesi sarà perdurante nel tempo.
Antonio Pio Iannone
Pro loco Giugliano
6 maggio 2015