IL SANGUINOSO CONFLITTO DI GIUGLIANO
tra fascisti e socialisti
La provocazione – Rivoltellate e bomba a mano – Un socialista morto, una donna moribonda, un fascista, un bambino e un falegname feriti — La sede dei Fasci perquisita — Undici arresti — Le inchieste –La riunione di stanotte alla Camera Confederale.
IMPREVIDENZA!
Grandi misure di precauzione erano state adottate ieri dall’autorità prefettizia e dalla pubblica sicurezza per garantire l’ordine pubblico a Giugliano, dove si prevedeva una reazione dei comunisti contro i fascisti, in seguito ai gravi incidenti verificatisi nella precedente domenica. E, purtroppo le precauzioni sono state inadeguate, perchè i disordini si sono ripetuti ed in misura più grave, tanto che il sangue è scorso copiosamente ed una giovane vita è stata troncata. Questa constatazione, ci sia lecito fare all’infuori e al di sopra delle parti in contesa, con la maggiore amarezza,’ perchè in queste nostre contrade finora l’odio di parte non ancora aveva avuto tale presa da causare fatti deplorevoli come gli odierni e noi guardavamo con compiacimento infinito questa nostra oasi di tranquillità dove ancora le lotte civili civilmente si svolgevano, nell’infuriare della lotta fratricida che insaguina la nazione.
La mattinata di domenica trascorse calma a Giugliano e pareva che l’apparato di forza fosse stato sufficiente a tener tranquilli gli opposti elementi, quando, con fretta eccessiva, non sappiamo per peregrina disposizione di chi, si fecero ritornare a Napoli, verso le ore 21, circa cento carabinieri che erano stati dislocati in servizio di rinforzo nel vicino paese.
IL CONFLITTO
Quella partenza fu il segnale degli incidenti che dovevano ben presto degenerare in conflitti.
I socialisti, infatti, riusciti a raggrupparsi in numero di circa 50 vollero iersera, verso le ore 23, accomapagnare alle porte del paese, e precisamente alla stazione dei « tra m s» otto loro compagni napoletani, che dovevano fare ritorno in città.
Passarono, così, dinanzi alla sede dei Fasci, che è in un locale a pianoterreno al Corso Capuanoed intonarono il loro inno «Bandiera rossa». Dai fascisti fu risposto con il canto di «Giovinezza». Gli animi si eccitarono, perchè un colpo di rivoltella, partito a quanto pare dei Fasci, determinò il conflitto.
Furono esplosi in tutto una quarantina di colpi di rivoltella, ed i fascisti, inoltre, lanciarono contro il gruppo avversario due bombe a mano, una sola delle quali esplose.
A fronteggiare il sanguinosissimo urto accorsero sul posto, in mancanza di altro e di meglio – giacché, come abbiamo detto, l’imprevidenza quasi inverosimile delle nostre autorità di polizia, aveva già provveduto, mediante la sottrazione di forze operai nel pomeriggio a… preparare il terreno del conflitto, -pochi carabinieri all’ordine del brigadiere Vincenzo D’Angelo e degli appuntati Cacciuolo e Cigno. Quei militi affrontarono animosamente le parti in contesa imbracciarono i moschetti, intimarono I’ « a lt » , riuscirono a separare i contendenti, ricacciarono i fascisti nella loro sede, sbandarono i socialisti.
Giungevano, intanto, avvertiti di urgenza, il commissario Landolfi e il tenente Vessichelli, a capo di guardie e carabinieri in discreto numero. Le forze sopravvenute circondarono la sede dei fasci, operarono una perquisizione nell’Circolo, sequestrarono sei rivoltelle e sulla via anche la bomba a mano non esplosa.
Operarono, inoltre, 14 arresti ed ecco i nomi degli arrestati: il presidenza dei Fasci di Giugliano avvocato Giuseppe Conte, i fascisti Luigi e Gabriele Grisolia, Antonio, Francesco e Carmine D’Alterio, Crescenzo Micillo, Vincenzo Bozzelli, Luigi D’Arienzo, Giuliano Di Biasio, Francesco Cacciapuoti e il socialista Ermenelgildo Jodice.
Uno sguardo, ora, al terreno della lotta fratricida: sulla strada era caduto, fulminato da un proiettile al cuore, il socialista Niccolò Derelitto, di anni 22, da Palermo, propagandista del partito. Egli era andato a Giugliano da pochi giorni per riorganizzare la sezione e capitanava con l’agitatore Frezza, i suoi compagni di Fede
Sul terreno della lotta
Un fascista, lo studente Alfonso Palumbo, rimase ferito al collo da una rivoltellata e si fece medicare nell’ospedale Civile di Giugliano. Altre tre pacifiche persone, del tutto indifferenti alle passioni politiche, rimasero ferite mentre si trovavano a passare pel luogo del conflitto. Sono il falegname quarantenne Vincenzo Dante, colpito da rivoltella all’occipite e anche medicato sul posto, il bambino di nove anni Paquale Palo, che s’ebbe una rivoltellata alla gamba sinistra e Filomena Beneduce di 66 anni, ugualmente colpita di rivoltella all’arto inferiore sinistro. Questi due ultimi feriti furono trasportati a Napoli e ricoverati all’ospedale dei Pellegrini.
Il soccorso di Pisa
Ed ecco, dopo il massacro, tutta la polizia in movimento! A guaio fatto, furono inviati, nella notte, a Giugliano, centocinquanta carabinieri e una ottantine di guardie regie agli ordine del commissario Gagiano. Mezza questura e mezza caserma, come si vede, quanto non ce n’era più bisogno! Le forze sottratte nel pomeriggio, quando erano necessarie ad evitare il conflitto, furono duplicate, triplicate, e quintuplicate, quando erano pressocchè inutili. A mezzanotte, il questore Perusy, informato del sanguinoso
evento, dispóse quasi una mobilitazione generale. I soccorsi di Pisa. 0, più napoletanamente «Santa Chiara, doppo arrubato, facette ‘e pporte ‘e fierro»!
Si piantonò finanche…il telefono! Tutta Giugliano fu quasi occupata militarmente.
Le inchieste
E cominciarono le inchieste. Giunsero sul posto il Commissario Roges, di Casoria, e il Pretore locale, il quale procedè alle constatazioni legali per la morte dell’operaio Deleritto e ordinò la rimozione del cadavere.
Furono interrogati, inoltre, tutti i « fe rm a ti» , per assodare da chi fosse partito il primo colpo. Ma si ebbero dichiarazioni contrastanti, secondo la qualità e la passione politica degli interrogati. L’inchiesta giudiziaria, iniziata dal giudice Spagnuolo, del nostro tribunale, continuerà alacremente per chiarire a fondo le responsabilità del conflitto.
Nelle prime ore di ieri si recarono sul posto il capitano Padovani, il capitano Sansanelli e l’avvocato Zanfagna, anche a scopo di eseguire un’inchiesta per conto dei Fasci. Eguale inchiesta sarà condotta dai socialisti.
Il racconto dei feriti
Dal piccolo Pasquale Palo, ricoverato ai Pellegrini, gravemente ferito, nulla si è potuto sapere di preciso. Il piccino ha narrato che, mentre rincasava, aveva udito i primi colpi di arma da fuoco. Aveva tentato di mettersi in salvo; ma era stato prima travolto nell’urto e poi ferito altre due volte.
Filomena Beneduce, ricoverata moribonda ai Pellegrini, moglie di un operaio e madre di sette figliuoli, ha narrato che, essendo uscita per comperare il pane, si era imbattuta in un gruppo di socialisti che, cantando, passava dinanzi alla sede dei Fasci. Aveva assistito al conflitto, ma non poteva dire da chi fosse partito il primo colpo.
Su per giù, la identica dichiarazione è stata fatta dal falegname Vincenzo Dato, medicato sul posto, a Giugliano.
Alla camera confederale
Minaccia di sciopero generale per il morto di Giugliano.
In seguito ai sanguinosi fatti di Giugliano, si è riunito stanotte alla Camera Confederale il Consiglio Generale delle Leghe. Dopo lunga e animata discussione, non si è raggiunto l’accordo sulla proposta di sciopero generale di protesta, avanzata da alcuni. E’ stata, invece, decisa la partecipazione delle classi lavoratrici iscritte alla Camera Confederale ai funerali dell’operaio Antonio Derelitto che avranno luogo stamane. Sono state adottate, a questo proposito, tutte le misure di polizia.
Quotidiano Roma 18-19 luglio 1922
Un grave conflitto a Giugliano in Campania
Giugliano, 17 luglio 1922 Come è noto, l’altra domenica, venne inaugurata in Giugliano la nuova sede dell’Associazione Fascista. E in tale occasione i fascisti napoletani, capitanati dall’avvocato Sansanelli, assieme ad elementi locali, per rintuzzare le provocazioni continue che venivano dai socialisti e comunisti locali, assaltarono il circolo comunista. Fortunatamente il pronto intervento della forza pubblica evitò ogni funesta conseguenza.
La provocazione comunista
Nel pomeriggio di ieri intanto doveva tenersi un comizio comunista, in vista del quale per evitare incidenti probabilissimi data la tensione d’animo, erano stati chiesti rinforzi di guardie regie e di carabinieri, che giunsero in numero di cento al comando del capitano D’Agostino e del Commissario Cav.Cagiani.
Anche i fascisti di Napoli, prevedendo qualche rappresaglia da parte dei comunisti contro i compagni di Giugliano, vi si recarono guidati dal capitano Padovani sopraluogo riunendosi nella loro sede. Verso le 22, poiché la giornata era trascorsa calmamente la sede fascista andò man mano svuotandosi. E in essa non rimasero che una decina di soci, due dei quali sedettero accanto all’ingresso. Così anche i carabinieri furono fatti ritornare alle loro caserme. Verso le 19.30, quando già la forza pubblica si era
allontanata, ed il capitano Padovani aveva fatto ritorno a Napoli, con i suoi uomini, ecco spuntare dal circolo comunista una colonna di individui che, passando alle spalle della caserma dei RRC imboccò Via Pietrabianca, dove è il circolo fascista. Al primo passaggio i comunisti si son voluti ben assicurare che il numero dei fascisti fosse esiguo, poi hanno cominciato a gridare: « p e r Misiano Hip Hipp Urrà».
La Battaglia
Quel che accadde, è difficile dirlo, almeno in questo momento in cui l’emozione e la confusione regnano piene. La colonna sovversiva passava dinanzi al circolo Fascista, cantando a pieni polmoni l’inno sovversivo, non senza ostenterà la sottolineatura di qualche battuta, i due fascisti che erano seduti dinanzi alla sede della loro associazione ebbero la visione precisa dell’imminente tentativo di distruzione del loro locale. Per il che, dopo aver scambiate brevemente alcune frasi violente con gli avversari, i quali, per altro, seguitavano la loro marcia, estrassero le rivoltelle decisi a difendere la loro sede a tutti i costi. Dalla parte avversaria furono anche estratte le rivoltelle ed i colpi si susseguirono con un crescendo impressionante. Quanti colpi vennero esplosi? Nessuno, durante la nottata, ha potuto precisarlo.
Certo si è che, venuti fuori dalla sede fascisti, gli altri soci, e immaginando che i colpi fossero partiti dai comunisti, la mischia assunse tutta la fisionomia di una vera e propria battaglia. Dieci, quindici, venti, trenta colpi di rivoltella echeggiarono nella via e nella vicina piazza del Mercato, mettendo lo scompiglio negli animi dei passanti. I proietti si incrociavano sibilando, colpendo innocenti e partecipanti al conflitto, mentre da ogni parte si urlava, si fuggiva, si chiudevano precipitosamente portoni e finestre..
Fra la folla, assieme alle grida di terrore e di rabbia, qualche urlo di dolore. E
qualcuno di abatteva al suolo, rantolando…fortunatamente accorsero subito il vice commissario di S.S locale Cav.Mantelli e il tenente dei carabinieri Vessichelli con i pochi militi disponibili, e sebbene i colpi fioccassero da ogni lato il loro irrompere fu brusco e deciso; e la violenza dei funzionari e degli agenti armati, valse a sbaragliare i comunisti e a far disertare il luogo del conflitto. Cosicché, rientrati nella sede fascisti, e inseguiti i fuggiaschi, fu possibile agli agenti operare qualche fermo in tempo utile a far sbarazzare le vie che davano in piazza Mercato. Immediatamente il vice commissario locale provvide. Tra gli arrestati -undici tra i fascisti- e l’avvocato Giuseppe Conte, segretario del fascio giugliane, il quale trovavasi nella sede dell’Associazione.
UN MORTO E CINQUE FERITI – UNA DONNA MORIBONDA
Ma – intanto – bisognava pensare alle vittime. In terra – poco discosto dalla sede dell’Associazione – era il corpo di un uomo, immobile, immerso in un rivolo di sangue. Poco lungi giaceva esamine un bimbo tutto insanguinato che si lamentava disperatamente. Ancora più lungi giacevano due altri individui e, verso la Piazza del Mercato, due donne – colpite alle braccia – raccoglievano intorno al loro strazio la pietà della folla. L’uomo caduto dinanzi alla sede fascista non dava segni di vita. Egli era un operaio, un comunista. Il volto era tutto rigato di sangue. Il tenente Vessichelli – tastatogli il cuore – si avvide che lo sventurato era cadavere. Da alcuni pietosi l’ucciso e stato riconosciuto. Egli è un operaio delle segherie elettriche, un palermitano giunto a Giugliano da appena un mese. Nessuno ne conosceva le generalità, altro che il nome Carmelo, ma altri sostiene che il suo nome è Nicolò. Pur confermando la sua qualità di operaio. Egli era iscritto al partito comunista. Evidentemente è stato il primo a cadere, colpino in pieno da uno dei primi colpi esplosi. Il bimbo – raccolto prontamente – fu ricoverato in una bottega vicina, mentre alcuni
avvertivano i parenti. Fu fatta preparare una vettura e il ferito fu condotto in città, all’ospedale dei Pellegrini, si chiama Pasquale ed ha, appena nove anni. Gli altri feriti – di parte comunisti di parte fascisti – sono stati leggermente colpiti; e cosi’ una delle donne. Un’altra delle donne – della quale si ignora – è moribonda. Essa ha il petto squarciato da due proiettili. Il bimbo- giunto ai Pellegrini alle ore undici e quindici di stamane – si chiama Pasquale Pala e conta nove anni.Egli è ferito di proiettile Mauser al piede destro, allo stinco e all’antibraccio destro.
IL RACCONTO DEL BIMBO FERITO
Abbiamo subito interrogato il piccino ferito: ma lo sventurato era in preda a tale terrore da non riuscire ad esprimersi con chiarezza. Egli ha dichiarato che si trovava in quei paraggi perché rincasava – nella contrada Sicante , al Vico Storto n° 5 – e si era allontanato di pochi passi dai parenti, allorché senti’ le prime detonazioni. Spaventato, fece per fuggire e capitò nel folto della mischia ove venne raggiunto da un primo proiettile, che lo colpi’ al piede e lo fece cadere lungo disteso. Consecutivamente, mentre il fuoco imperversava e – tra gli urli di terrore – i proiettili fischiavano, venne colpito alla gamba e al braccio…-
I RINFORZI
Dalla nostra Questura venne inviato sopra luogo, un primo “camion” di R.
Guardie, le quali son giunte alle due di stamane a Giugliano. Alle quattro, intanto, dalla Caserma di S.Potito èstato inviato un altro “camion” con 70 R.
Guardie, mentre la Caserma di Monteoliveto inviava sul luogo del conflitto cento carabinieri. La situazione è gravissima e le autorità locali non nascondono la loro viva preoccupazione per le possibili conseguenze del conflitto di iersera, che viene a turbare quella serenità di spirito che, in genere, si notava nel circondario sinora.
I FERITI
Ecco i nonni dei due feriti più gravi: Vincenzo Conte di anni 40, ferito da arma da fuoco alla regione occipitale, guaribile oltre il 10° giorno, ed Alfonso Palumbo – fascista – anche lui raggiunto da un colpo di rivoltella al lato destro del collo. Questi due feriti furono medicati a Giugliano dal medico condotto locale.
GLI ARRESTATI
Oltre all’avv. Giuseppe Conte, furono arrestati i fascisti Luigi Grisolio ex maresciallo del bersaglieri ed 1 suoi figli Gabriele e Ferdinando: il tenente in congedo Enzo Micillo, gli studenti Mario Cacciapuoti, Giuliano de Biasio e Vincenzo Bozzelli ed il proprietario Antonio de Alteriis. Naturalmente tali arresti non potranno essre mantenuti, dato che, per ora, contro gli arrestati nulla è emerso di positivo. Dei comunisti, uno solo fu arrestato. Egli è tale Ermenegildo lodice, colpevole del lancio di un pedardo esploso presso la sede dei fasci. Un’altra bomba “S.I.P.E/’inesplosa fu sequestrata dai carabinieri. Stamane, alle sette, si sono recati a Giugliano il capitano Padovani, l’avvocato Sansanelli, per la direzione del partito, e l’avv. Mario Zanfagna.
LE ULTIME INDAGINI-IL RACCONTO DI UNA VITTIMA
Come abbiamo detto anche una donna è rimasta vittima della tremenda lotta fratricida. Essa è la sessantacinquenne Filomena Beneduce, moglie ad un lavoratore dei campi Giuglianesi. All’ora della cena la Beneduce aveva constatato che il pane era insufficiente per i suoi sette figli e si era affrettata a recarsi ad acquistarlo ad un’osteria sita nello sbocco di Piazza del Mercato.
Prima che vi giungesse si era imbattuta nei pressi dell’Associazione fascista al Corso Campano, in un foltissimo gruppo di giovani preceduti da uno straccio rosso che cantavano a squarciagola. La colonna fermandosi innanzi
alla sede aveva bloccato la strada per cui la donna fu costretta a fermarsi e quindi a indietreggiare. Gli sconosciuti avevano iniziato il lancio delle pietre – contro l’Associazione – a cui seguiva subito dopo l’esplosione di numerosi colpi di arma da fuoco. Chi sparo per primo? La Beneduce non può dirlo. Ella però afferma che dallastrada furono tirate numerose revolverate contro la Sede dei Fasci. La Beneduce tentò di fuggire ma non ne ebbe il tempo. Un colpo di rivoltella la raggiunse in pieno petto ed ella stramazzò gravemente ferita ed in preda ad emottisi. Dopo avere ricevute le prime cure da un medico locale la povera vecchia è stata trasportata a Napoli e ricoverata all’ospedale dei Pellegrinidove i chirurghi di guardia proff. De Martino, Stinelli e Palmieri l’hanno giudicata in grave stato essendo il proiettile penetrato in cavità dopo avere leso lo sterno.
Quotidiano “Il Mattino” del 18-19 luglio 1922