Domenica 29 settembre alle ore 10,00 nel
Santuario dell’Ave Grazia Plena a Giugliano
Messa di suffragio in memoria dei 13 innocenti cittadini giuglianesi
trucidati dal regime nazista.
Una generazione martoriata da una delle più assurde e sanguinose guerre è protagonista di questa ricerca storica che ci ha portati a ripercorrere e rivivere, a distanza di settantaseianni, le vicende legate alla nostra città nel breve ma intenso periodo compreso tra l’8 settembre ed il 5 ottobre 1943.
Con l’annunzio dell’Armistizio con gli Stati Uniti d’America, da parte del Governo Badoglio, il Secondo conflitto mondiale vide un vero e proprio capovolgimento negli schieramenti militari; l’Italia si trovò, da un giorno all’altro, ad essere nemica di un esercito tedesco che ancora numeroso occupava l’intera penisola.
La popolazione fu colta di sorpresa e non ebbe il tempo di predisporre alcun piano per fronteggiare gli attacchi degli ex alleati. C’era stato, a Giugliano, il tentativo di organizzare un Comitato di liberazione; ma questo non riuscì ad esprimersi con la sperata incisività.
Da quel fatidico 8 Settembre si scatenò la vendetta degli ex alleati: incalzato dall’arrivo delle truppe anglo-americane, l’esercito tedesco si abbandonava alle più crudeli rappresaglie, ai saccheggi, alle distruzioni, alle deportazioni ed agli eccidi più atroci ed ingiustificati.
A Giugliano imperversava la caccia all’uomo, con rastrellamenti e perquisizioni casa per casa; numerose furono le fucilazioni, le deportazioni ed ogni tipo di crudele repressione.
Di quel periodo infausto la città non ha mai dimenticato il momento di più crudele violenza, rappresentato dall’eccidio dei tredici uomini in piazza Annunziata: il 30 settembre 1943, dopo essere stati prelevati con la forza dalle loro case o fermati nelle strade del paese, furono trascinati sotto gli occhi dei familiari ai piedi del sagrato e falciati con tre raffiche di mitraglia.
Si trattava di tredici inermi concittadini, i cui nomi, scolpiti in una lapide murata sul frontale dell’Ospedale, stanno a ricordare la barbarie nazista, la vendetta per l’uccisione di un militare altoatesino.
Il giorno precedente un soldato tedesco era stato aggredito in piazza Trivio da un gruppo di uomini che intendevano derubarlo; inseguito lungo il Corso Campano, era stato ucciso a colpi di pistola. Il responsabile di questo gesto sconsiderato non si fece mai avanti per denunciare il proprio coinvolgimento nell’accaduto; in realtà, tutti conoscevano il suo nome e la sua identità, ma nessuno ebbe il coraggio di pronunciarsi. E così la reazione dei Tedeschi fu diretta verso la popolazione inerme, che visse tragicamente in quei giorni i momenti più atroci dell’intero conflitto.
Oltre ai tredici martiri di piazza Annunziata, altri lutti dovevano straziare le famiglie di Giugliano.
Dalla sera del 2 ottobre, fino al successivo giorno 4, sulla città si addensarono i bombardamenti degli eserciti contrapposti, mietendo vittime tra uomini, donne e bambini, sorpresi in gran parte nei cortili, nelle case, mentre cercavano riparo nei rifugi o per le strade.
A causa dei bombardamenti, colpiti dalle schegge dei proiettili o dallo scoppio delle mine, morirono 49 persone, di cui 14 bambini tra i due mesi e i tredici anni, 4 giovani tra i diciassette e i ventidue anni e 31 adulti, uomini e donne, in età compresa tra i 28 ed i 73 anni. Oltre ai tredici uomini di piazza Annunziata, vennero barbaramente fucilate altre sette persone, anch’esse innocenti, per soddisfare una irrefrenabile sete di vendetta trasversale .
Dal volume “Testimonianze ed eventi a Giugliano dall’8 settembre al 5 ottobre 1943. Del dott. Emmanuele Coppola