6 PRIMAVERA MUSICALE LA MESSA DI SANTORO

6 PRIMAVERA MUSICALE LA MESSA DI SANTORO




La messa composta da Fabio Sebastiano Santoro eseguita nel Santuario della Annunziata
Ieri sera, come annunciato, a cura della Pro Loco Giugliano, si è tenuta la serata finale della sesta edizione della Primavera Musicale con la presenza della amministrazione comunale rappresentata dal dott. Pietro di Girolamo.
Vari gli aspetti che hanno dato valore a questa edizione: il luogo, la direzione, le novità.
Il luogo è stato, per gran parte delle esibizioni, la Cappella della Madonna della pace. Per chi non la conosce diciamo che si tratta di una chiesa nella chiesa. Per l’ultima serata la location è stato l’intero Santuario. Sicuramente luogo ove già nel passato le musiche del Santoro sono state eseguite.
La direzione affidata ad un giovane valente musicista giuglianese, Domenico di Gioia, che costituisce una innovazione nella forma mentis locale che predilige esibire “l’ospite” che per qualche sera onora gli astanti con la sua presenza. Fondamentale sarà creare la stabilità della iniziativa e la sua direzione. Cementare esperienze significa costruire una casa di bellezza e cultura. Il continuo cambiare non costruisce nulla.
La novità era la esecuzione dei canti gregoriani composti, per una funzione sacra, da Fabio Sebastiano Santoro a cavallo tra il 1600 e il 1700. La musica, rivisitata dal maestro de Martino, e la sua magistrale esecuzione a cura della corale Ensemble Comtessa De Dia, ha costituito un evento che ha scritto una tappa fondamentale nella storia, dimenticata, della nostra città.
Certo per gli adoratori del vecchio campione di calcio che affollano i luoghi dove transita pietendo un selfie è difficile immaginare il valore di un canto gregoriano ma, in questo caso, questo canto rappresenta un continuum di una cultura locale. Una cultura musicale ma anche industriale, potremmo dire.
Come annunziato dal professore Savino, sempre a cura del maestro de Martino, è in elaborazione il testo musicale composto da Giulio Ciccarello, nel 1564 e pubblicato a Venetia. Lo spartito, da me individuato nel museo della musica di Bologna e acquistato dalla Pro Loco Giugliano, costituisce un elemento di un giudizio che vede la struttura produttiva locale andare oltre la produzione agricola e dell’artigianato ad essa connessa. Giulio Ciccarello e i suoi fratelli erano produttori di clavicembali. Strumenti musicale dell’epoca commercializzati nel regno e fuori. Ad essi sono seguiti i Cimino organari noti in tutta Italia che hanno operato durante tre secoli , dal 1600 in poi.
Quindi possiamo dedurre che i canti composti dal Santoro vanno oltre la intrinseca qualità musicale e costituiscono il certificato della esistenza una industria locale durata secoli e non solo abbandonata ma, addirittura, dimenticata.
Farei torto ai meravigliosi cantori se non citassi la bravura con la quale hanno eseguito parti tratte dai Codex Buranus. Per lunghi tratti, chiudendo gli occhi, si riviveva l’atmosfera di una cattedrale gotica, di una villaggio o di una corte medievale.
Costruire la storia, e non le storielle, è opera faticosa, ieri sera un piccolo granello è stato aggiunto al rosario della nostra comune narrazione.
a.p.IANNONE