Giugliano ha per la prima volta una unica popolazione
Il 1663 fu un anno importante per la Comunità Giuglianese.
Fu l’anno in cui per la prima volta si poteva parlare della popolazione di Giugliano come di un corpo unico. Chi segue la nostra ricostruzione della storia di Giugliano è a conoscenza che i molteplici feudi che la componevano agli inizi del 1500 si erano cristallizzati in due grandi possedimenti: quello dei Pinelli detto di Acerenza e quello dei Pignatelli ovvero di Monteleone.
La storia, cosi come descritta dal Basile, vuole che, intorno al 1650, il tutto fosse unificato sotto il domino degli Aquino di Pietrapulcina l’attuale Pietralcina. Detto cosi pare che le famiglie dei Pinelli e dei Pignatelli fossero scomparsi dalla vita sociale di Giugliano.
Dei Pinelli certamente restava come testimonianza il palazzo/fortezza, perché bene non feudale.
Invece, proseguendo nella faticosa decifrazione delle note redatte da Pietro Paolo Magliola, parroco di san Giovanni a metà del 1600, apprendiamo altri aspetti che aiutano a capire altri aspetti della evoluzione della nostra organizzazione sociale.
Apprendiamo che sino all’anno 1663 la popolazione di Giugliano era divisa in due raggruppamenti, le due famiglie della tradizione, probabilmente quelle che la vulgata vuole pacificate per la intercessione della Madonna della pace. Vi era la parte che continuava a denominarsi “quella delle Cerenza”, da Acerenza cittadina lucana dal quale derivava il titolo di duca per i Pinelli, e quella che faceva capo ai Pignatelli detti “quelli dei Monteleone” dalla cittadina calabrese, oggi Vibo Valentia, della quale Ettore Pignatelli divenne duca nel 1539.
Mentre i primi, i Pinelli, erano una famiglia di, relativo, recente arrivo e dominio, durato poco più di un secolo e terminato attorno alla metà del 1600, l’altra fazione quella dei Monteleone faceva capo ad una delle famiglie che contava un antichissimo retaggio di presenza, sia in loco che nella storia italiana, la famiglia Pignatelli.
Non dovette correre buon sangue tra i due raggruppamenti familiari, tanto è che Agostino Basile, nelle sue memorie, riporta che tra i vari miracoli compiuti dal novello patrono, il guerriero san Giuliano, pochi anni dopo la sua investitura, il primo fu quello di proteggere il barone di Giugliano dalle molestie di un altro “ non molte miglia distante”. Nottetempo quest’ultimo aveva mandato gente armata “per incendiare e malmenare la nostra popolazione”. Ma il santo, armato di spada, si posò loro dinanzi e li mise in fuga.
Episodio di scontro collocabile attorno alla metà del 1600…” pochi anni dopo la sua investitura” ovvero la elezione di san Giuliano a patrono di Giugliano. Probabilmente Basile riporta, sospettandolo arricchito di particolari fantasiosi, un avvenimento reale. Significativo è che sente la necessità di puntualizzare che il “fatto” lo ha appreso dagli anziani e udito in alcune prediche in onore del santo.
Quindi, nel 1663, come tramanda il nostro cronista, “si fece l’unione dell’università”.
Sino a quel momento ogni parte aveva eletto un sindaco e due eletti. Gli ultimi due sindaci, prima della unificazione, erano stati Vito Chianese, per la parte di Monteleone, e Minichello Pizzuto per quella della Celenza.
Per pressioni fatte da don Cosimo Pignatelli si giunse alla volontà comune di eleggere una rappresentanza unica dei cittadini.
Avuto il regio assenso si riunì il pubblico parlamento per eleggere 5 rappresentanti, come avveniva in Aversa. Fu formata una lista di 15 persone candidate alle cariche e si procedete alla nomina di 5 di essi. Furono eletti, per l’anno 1664, Giovan Battista Citto, Francesco de Marino, Stefano Cacciapuoti, Giovan Paolo Cimino e Marco Cioffo.
L’anno seguente risultarono eletti alla carica Antonio Spignola, Fabio Chianese, Giuseppe de Mauro, Francesco d’Alterio e Francesco de Prisco
Qualche decennio dopo la unificazione territoriale nella mani dei d’Aquino avveniva quella della popolazione. Popolazione unita, ora, in solo corpo. Un avvenimento che ebbe del miracoloso tanto è che si fece ricorso all’intervento della Madonna per spiegarlo.
Articolo di Pio Iannone.