TRE BUONI MOTIVI PER SALVARE IL SANTUARIO DELL’ANNUNZIATA DI GIUGLIANO

TRE BUONI MOTIVI PER SALVARE IL SANTUARIO DELL’ANNUNZIATA DI GIUGLIANO




Tre buoni motivi per salvare la Annunziata di Giugliano.
 

Le chiese intitolate Ave Gratia Plena, dette le Annunziate, sono diffuse in tutto il meridione d’Italia con una presenza notevole in Terra di lavoro.

Quella nostra, di Giugliano, riveste una particolarità dal punto di vista della fede Cristiana che la fa unica.
Andiamo a vedere il perché.
I punti fondanti della religione cattolica sono la nascita del Cristo, la sua Morte e la sua Resurrezione. La nostra Chiesa della Annunziata racchiude questi tre momenti attraverso la sua denominazione, la venerazione di Maria della Pace ossia della Pietà, custodita al suo interno, e la festa di Pentecoste ossia il “volo dell’Angelo”. Andiamo a vedere questi tre momenti racchiusi in unico scrigno sacro che sfida il tempo da innumerevoli secoli. Partiamo dalla definizione di Annunziata o AGP. AGP è l’acronimo di Ave Gratia Plena ovvero il saluto che l’Angelo rivolse alla Madonna al momento della Annunciazione della sua missione di madre del Divino, cosi come riportato nel Vangelo di Luca (Lc. I-26-38). Il giorno dell’avvenimento, secondo la tradizione, è il 25 marzo, momento in cui il Cristo si è incarnato e, in epoca medievale, fu diffusissima in tutta Europa la pratica di far cominciare l’anno civile con l’Annunciazione. La festività è presente in Italia sin dal VII secolo proveniente dalla chiesa ortodossa e orientale ed è stata una delle prime feste Mariane riconosciute. Il saluto unisce due brani riportati dall’evangelista Luca: il saluto dell’Angelo: “Ave (Maria) Gratia Plena Dominus tecum” e l’esclamazione attribuita ad Elisabetta “Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui”. Dal sec. XII si afferma la seconda parte “Sancta Maria Mater Dei ora pro nobis peccatoribus” . Con Carlo d’Angiò, nel 1270, anche nel meridione d’Italia si stabilisce la data della Annunciazione come l’inizio dell’anno civile. Il sovrano, dopo avere conquistato e consolidato il regno di Sicilia e poi, dopo la cacciata, solo quello di Napoli, nel 1278, conia la moneta del “carlino” rappresentando sul retro la scena della Annunciazione, motivo per cui la moneta fu detta anche “saluto”. La venerazione di Carlo per la vergine Annunziata era particolare e smisurata e fu seguita e praticata dai suoi successori Carlo II, Roberto, con la seconda moglie Sancha d’ Aragona, e Giovanna I. tutti favorirono la nascita delle AGP e tutti le arricchirono di benefici e rendite. Lo fecero assecondando le confraternite laicali in relazione con i Flagellanti, detti anche Disciplinati. Le confraternite, in aperta alternativa all’organizzazione gerarchica dello stato feudale e della civitas comunale, proposero il recupero dei valori fondamentali del vivere comunitario e una lotta spietata all’arricchimento personale, perpetrato a danno degli emarginati. Sotto l’aspetto religioso fu palese il forte grido di contestazione contro la struttura trionfalistica della Chiesa ufficiale in virtù di un costante richiamo a pratiche devozionali e caritatevoli ispirate ad una semplicità ed una povertà esteriore estremizzante. Il manifestarsi dell’organizzazione in potenti confraternite riuscì ad avere una presa notevole sui ceti mercantili ed artigiani, organizzando migliaia di popolani e contadini in periodici riti di penitenza itineranti e in pratiche caritatevoli ordinarie (donazioni, lasciti, fondazioni di opere pie, etc.). Da fenomeno rivoluzionario, il movimento, combattuto strenuamente dal potere che ne intuiva il pericoloso portato democratico, fu gradualmente inquadrato nei limiti meno sovversivi, regolando le attività assistenziali e le pratiche devozionali di ogni confraternita locale. Da qui la peculiarità delle AGP di Terra di Lavoro dove costante è la presenza di istituti assistenziali. Gli ospedali erano destinati tanto ai residenti quanto ai pellegrini e come i brefotrofi e i conservatori per le fanciulle erano gestiti da economi (di solito 2), eletti dal popolo avente diritto. Le opere pie erano mantenute grazie alle ingenti rendite fondiarie e di capitale di cui godevano le Annunziate, grazie ai lasciti testamentari. Diversi furono i tentativi delle Diocesi di richiedere, invano, il riconoscimento di diritti di possesso o di ingerenza (particolarmente forte in tal senso fu la pressione della Diocesi di Caserta su Leone X, 1513). Anche la nomina dei cappellani che vi celebravano era di spettanza dei governatori e degli economi. Ancor oggi quasi tutte le Annunziate scampate alla destinazione conventuale (sec. XVI) sono di proprietà comunale. Le Annunziate servivano anche come riunione dell’Università dei cittadini del luogo per celebrare le assemblee elettive dei rappresentanti comunitari come per deliberare in merito alle questioni importanti. Tradizione religiosa tipica delle Annunziate era la commemorazione, liturgicamente solenne, della data di consacrazione della chiesa. Legata alla festività religiosa si svolgeva una fiera zootecnica utile alla commercializzazione dei prodotti della terra e dell’artigianato. Abbiamo visto come la Annunciazione della nascita del Cristo abbia caratterizzato e sostanziato un vasto movimento politico religioso posto a base di una struttura religiosa nata sotto la spinta popolare e, non a caso, la nostra Annunziata o AGP era ritenuta la Chiesa degli operatori agricoli.
Il secondo momento della fede cattolica presente nella nostra AGP è la morte del Cristo rappresentata dal simulacro di Maria santissima della Pace. La raffigurazione si inserisce nel filone del “vesperbild” di tradizione germanica. Il Cristo deposto dalla croce ed adagiato sulle gambe della Madre è una elaborazione popolare di una scena, non riportata dai vangeli, che nacque nel XIV secolo ed ebbe una notevole diffusione nei paesi germanici e in Italia. Prima del suo arrivo a Giugliano, dopo la caduta di Costantinopoli, quindi dopo il maggio 1453, in pieno periodo aragonese, vi è era una cappella dedicata alla Assunta. L’evidente uso sepolcrale della cappella gestita dalla confraternita fece assumere all’intero luogo, interno alla AGP, la denominazione di cappella di Maria santissima della Pace. I registri parrocchiali ci testimoniano come le due chiese pubbliche avessero questa funzione, tra le altre di carità ed assistenza spirituale, attraverso i seppellimenti nella cappella della Pace e quelli nella cappella del Rosario, in santa Sophia. Il culto dei Maria della Pace ossia della Pietà, rimando alla celebre opera del Michelangelo, si sviluppò in pochissimo tempo e già agli inizi del 1500 si diede vita al progetto di recupero della fabbrica, rovinata dal tempo, che si concretizzerà nel periodo post tridentino a cavallo tra il 1500 ed il 1600. Il simulacro ebbe tanta notorietà, per le grazie profuse ai suoi fedeli e la devozione che valicava i confini locali, che ricevette l’Incoronazione nel 1750 prima di tante raffigurazioni più note a livello mondiale. Incoronazione ripetuta nel 1850 e nel 1950.
Arriviamo cosi alla Pentecoste o “Pasqua rosata”.
Pentecoste è la festa Cristiana in cui viene celebrata l’effusione dello Spirito Santo, dono del Risorto e la nascita della Chiesa, e cade nel cinquantesimo giorno dopo la Pasqua.
Per gli Ebrei era la festa del ringraziamento o per l’inizio del raccolto.
Per i Cristiani è il momento in cui i discepoli erano riuniti per celebrare la pentecoste ebraica quando ad un tratto sentirono un forte boato e furono avvolti da un forte vento che riempi la casa dove si trovavano. Videro che tante fiammelle si staccavano da un punto centrale, posto sopra di loro, e andavano a posarsi su ogni uno dei presenti. Furono riempiti dello Spirito Santo e presero a parlare altre lingue. L’accaduto è citato dagli evangelisti Luca e Giovanni oltre che negli atti degli apostoli.
La festa si vuole risalga al I secolo d.C. e conclude le festività del tempo Pasquale. Secondo il precetto di “iperdulia” la Madonna precede per potere intercessorio presso Cristo e presso lo Spirito Santo quello di san Giuseppe, degli apostoli e degli altri santi ( dulia) per cui Essa non ricevette lo Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, come gli apostoli, perché ricolma dei suoi doni già al momento della Annunciazione. La festa in Italia in passato era celebrata con l’uso di far piovere sui fedeli durante la funzione sacra una pioggia di petali di rosa per questo era detta “pasqua rosata”. Arricchire questa ricorrenza con il tradizionale “volo dell’angelo” è una usanza diffusa in varie parti d’Italia ma quello di Giugliano gode di una maggiore considerazione. Testimoniato sin dal 1750 rappresenta la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, rappresentati oggi dai fedeli che cosi diventano messaggeri della buona novella, con la particolarità che nella rappresentazione nostrana lo Spirito Santo, rappresentato dalla bambina, ribalta la visione teologica della “iperdulia” e incensa e loda la Madonna.
Insomma una sola fabbrica che ha racchiuso per secoli la somma di un intero pensiero religioso e che non merita certamente di essere tenuta nello stato in cui versa.
Da decenni la navata è ingombrata da tubolari metallici che sostengono uno dei più belli cassettoni lignei d’Italia, opera del 1600, nel quale sono alloggiate opere pittoriche di maestri come Massimo Stanzione. Non si vede soluzione a questo problema. La ASL NA2, nella cui proprietà cade la Chiesa, inglobata durante gli anni 70 del secolo scorso con la costituzione delle USL, al pari del fabbricato ex ospedale contiguo e dei terreni di proprietà secolare della chiesa, non ritiene di dovere investire somme per la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura, neppure delle opere d’arte in essa contenute, nonostante il patrimonio immobiliare ad essa collegato transitato in quello della ASL e nonostante il continuo esborso di danaro per la manutenzione e l’abbellimento dei locali dell’adiacente ex ospedale, di antica proprietà della AGP, oggi utilizzati ad uffici ed ambulatori medici.
Scelte che mortificano la cittadinanza giuglianese che ha la sua storia proprio nella Annunziata che da almeno 6 secoli ne costituisce il punto di riferimento culturale e religioso e che dovrebbero suscitare l’attenzione di chi è preposto al controllo dei beni culturali e artistici gestiti da privati che li posseggono.
Da tempo si caldeggia il transito della struttura tra i beni comunali, come lo è stato per secoli sino alla sciagurata iniziativa degli anni 70, ma oltre alla parole il nulla. Unica speranza e che le fiammelle dello Spirito Santo scendano sulla testa degli amministratori della ASL NA2 e di quanti hanno potere in materia e illumini la loro mente facendo comprendere che un bene storico una volta crollato o distrutto per incuria fa scomparire un pezzo di storia di una comunità. Noi non siamo parigini e la nostra chiesa non è quella di Notre Dame, noi non abbiamo milionari disposti a donare milioni di euro per la ristrutturazione della nostra chiesa ma siamo cittadini italiani e come tali chiediamo alle autorità preposte alla verifica del comportamento tenuto dai proprietari dell’edificio e la valutazione degli eventuali pericoli, occorsi o occorrenti, alla AGP di Giugliano e ne valutino i profili di responsabilità.

Antonio Pio Iannone                                                                                                            Pro Loco Giugliano