Annascunnarella

Annascunnarella




L’annascunnarella, ovvero giocare a nascondino, era un gioco individuale che si improvvisava con la partecipazione di almeno cinque o sei ragazzi; ma riusciva molto bene se questi erano più numerosi, perché si creava una confusione ed un vociare ininterrotto e poteva durare per delle ore.

La dinamica era molto semplice: se vuttava ‘o tuocco per trovare chi doveva andare sotto; questi si metteva rivolto al muro, con gli occhi schermati sulle braccia conserte e contava da uno a trentuno; mentre si girava, dopo aver contato, dichiarava l’apertura del gioco dicendo «Chi ‘a rinde ‘a rinde e chi ‘a fora ‘a fora», ovvero «Chi sta dentro resta dentro e chi sta fuori resta fuori». Infatti, mentre egli contava, tutti gli altri dovevano correre a nascondersi da qualche parte. La prosecuzione del gioco consisteva nell’andare a cercare tutti quelli che si erano nascosti, uno per volta, usando la prudenza, la perspicacia, l’attenzione e buone gambe, perché alla fine, per tutti, si trattava di correre per andare a dichiararsi fatto, ovvero salvo, o per fare colui che era stato scoperto.

Dunque, chi stava sotto andava a cercare quelli che stavano nascosti; appena ne individuava uno, doveva ritornare di corsa alla base e toccare tre volte il muro con una mano dichiarando, il nome del ragazzo scoperto ed il suo nascondiglio, ovvero: «Pascale ncoppa ‘a pianta ‘e mandarino. Un roie e tré, fatto», oppure «Luiggi aret”o muro r”a casarella. Un roie e tré, fatto».

Quelli che invece stavano nascosti dovevano andare a salvarsi quando chi stava sotto si trovava lontano dalla base; infatti, per salvarsi, si doveva correre alla base, battere tre volte la mano sul muro e gridare «Un roie e tré, fatto». Quindi si giocava anche d’astuzia, con studiato tempismo, e spesso la sfida tra due giocatori, tra chi stava sotto e chi si era nascosto, si risolveva – come si suol dire – sul filo di lana, ciascuno correndo per arrivare primo alla base.

Il primo che era stato scoperto doveva andare sotto nel giro successivo. Ma comunque aveva ancora una speranza, perché poteva essere salvato dall’ultimo che restava in gioco nascosto. Questi, infatti, poteva vincere la partita per tutti e costringere lo stesso ragazzo a tornare sotto, riuscendo ad arrivare per primo alla base gridare «Un roie e tré, ultimo scanza tutti». Ma poteva capitare di confondersi per l’emozione della corsa o di non rendersi conto di essere rimasto ultimo, e quindi non pronunciava la fatidica frase e non salvava il primo che era stato scoperto.