Giovanni de Stazio il più ricco a Giugliano nell’anno 1753

Giovanni de Stazio il più ricco a Giugliano nell’anno 1753




Se pensate che gli squilibri economici tra esseri umani abbiano raggiunto il massimo nella odierna epoca della finanza creativa, che ogni giorno produce milioni di morti di fame, probabilmente vi sbagliate.
Il dato che balza evidente dallo studio del catasto onciario è l’enorme divario tra il numero dei ricchi e quello dei poveri nella Giugliano del 1753.
Su un imponibile per la popolazione residente, circa 770 famiglie, di poco oltre le 50.000 once un sparuta minoranza, 30 soggetti, rappresentavano circa 30000 once di imponibile mentre circa 500 soggetti , capi famiglia, gravitavano tra le 12 e le 50 once di imponibile.
Ora bisogna sapere che il solo fatto di esistere significava per il capo famiglia un imponibile di 12 once, se aveva un figlio maggiore di 14 anni allora le once diventavano 24 e cosi via. Un asino valeva poco più di un oncia ed un cavallo 5 once.
Capirete come facilmente una famiglia con più figli e qualche somaro potesse arrivare a 50 once di imponibile. Potremmo dire che accanto ai miserabili vi una fetta di popolazione di circa 500 famiglie povere o sulla soglia della povertà.
Ma anche tra i ricchi ci stava quello più ricco degli altri ricchi: Giovanni de Stazio.
Un giovanotto poco più che ventenne, parte di una famiglia residente anche a Mugnano, che, da solo, era gravato di un imponibile di oltre 7000 once. Una enormità. Pensate che i primi 10 ricconi giuglianesi erano gravati da un imponibile individuale oscillante tra le 1000 e le 2000 once.
Ma cosa rendeva cosi ricco il nostro Paperon de paperoni?
Presto detto: 350 pecore, 96 vacche, di cui quattro con figlio appresso, alcune paia di buoi e cinque giumente, oltre alle normali masserie da centinaia di moggia. Il suo gregge rappresentava oltre il 30% del parco ovino della Giugliano della metà del 1700.
Ovvero latte, formaggio, lana. Ovvero capitali monetari circolanti quotidianamente da investire nella finanza individuale e nell’acquisto di proprietà terriere.
Il tutto senza dovere aspettare le annate dei raccolti che potevano essere positive o negative.
Nella sua casa di Camposcino viveva solo con la giovane moglie ed una serva, segno che la ostentazione della ricchezza non gli era congeniale. La sua potenza economica non aveva bisogno di fronzoli. Oggi a distanza di secoli ne scrivo, evidentemente ancora oggi potrebbe essere citato ad esempio imprenditoriale.

Pio Iannone