Chiesa Collegiata dell’Ave Gratia Plena

Chiesa Collegiata dell’Ave Gratia Plena




 

Non è possibile stabilire con precisione la data di costruzione del Santuario dell’Annunziata poichè i documenti anteriori al 1662 sono stati distrutti da un incendio. Secondo la tradizione popolare il Santuario è stato edificato su di un oratorio fatto costruire dai cittadini in onore della Vergine Annunziata, nel luogo in cui ogni giorno un toro, al ritorno dai campi, vi si inginocchiava.

Tra il XVIII e il XIX secolo, accanto al Santuario venne edificato l’ospedale, i cui lavori architettonici furono diretti dal Regio Ingegnere Giuseppe Astarita.

Il campanile, invece, sorge tra la facciata della chiesa e la facciata dell’ospedale. La sua costruzione risale al 1794; ha una forma lievemente trapezoidale e si eleva per tre piani su di un basamento in bugnato di piperno. Al secondo livello vi è un orologio meccanico, mentre la parte terminale è costituita dalla cella campanaria.

Ritornando al Santuario dell’Annunziata, il portale in piperno lavorato e lo splendido portone ligneo interamente scolpito risalgono agli inizi del XVII secolo. La lapide che si vede tra le paraste in stucco sul lato sinistro riporta, al pari di quella che si trova nella facciata della Collegiata di Santa Sofia, il decreto emanato da Papa Urbano VIII nel 1636, col quale si autorizzava nei due templi la celebrazione di riti funebri. Da ricondursi alle stesse maestranze napoletane che realizzarono il portone è il meraviglioso soffitto cassettonato che domina la navata della chiesa. Considerato uno dei dieci soffitti lignei più belli d’Italia, venne scolpito dal 1604 al 1611; interamente coperto di lamine d’oro, ospita al suo interno cinque dipinti raffiguranti storie della vita della Madonna, opera di Giovan Vincenzo Forli, Massimo Stanzione e Giovanni Antonio D’Amato.

La chiesa ha una pianta a croce latina con una bella cupola all’incrocio del transetto, esternamente ricoperta di lamine di bronzo. Nelle splendide cappelle è possibile ammirare opere di diversi artisti, tra cui Aloisio Cacciapuoti, Antonio Catalano il Vecchio, Severo Ierace, Angiolillo Arcuccio e Francesco Narici. Insieme alla cupola, l’altare maggiore costituisce l’episodio architettonico di maggior valore della chiesa. A realizzare questa imponente macchina scenografica, interamente in breccio verde di Sicilia, fu nel 1750 il marmista partenopeo Antonio di Lucca. Incastonata al centro dell’altare vi è la tavola dell’Annunciazione, dipinta dal pittore Angiolillo Arcuccio nel 1481. Il coro ligneo, costruito nel 1755, ospitava i 22 sacerdoti che operavano nel Santuario, che proprio per questo prese il titolo di Collegiata.

L’ampio ambiente della sacrestia presenta sul fondo un pregevole armadio per la custodia dei paramenti sacri ed ospita lungo le pareti notevoli opere di Aloisio e Nicola Cacciapuoti.

La cappella più grande, la sesta a destra, è dedicata alla Madonna della Pace e si presenta come una “chiesa nella chiesa”: a nave unica con cappelle, transetto, abside e cupola, conserva splendidi dipinti, opera di Jacopo Cestaro, Nicola Cacciapuoti, Giovanni Sarnelli e Fabrizio Santafede, che circondano una bellissima statua di stucco e argilla raffigurante la Vergine.